Eccolo il nuovo Iveco Stralis. Abbiamo visto il velo che lo scopriva a Madrid, nello stabilimento in cui nasce e subito dopo abbiamo postato le sue prime foto sui social network. In tanti hanno reagito male, lamentandosi delle sue forme esterne rimaste pressoché immutate. Ora è il momento di spiegare. Iveco è un brand di un’impresa (CNH Industrial) gestita, come tutte le imprese, con una logica precisa. Sul piatto ha messo 40 milioni di euro adesso e altri 30 per il prossimo anno. Due investimenti distinti per mettere mano prima alla catena cinematica e a tutta una serie di componenti meccanici funzionali a contenere consumi e costi di esercizio, quindi alla cabina.
La ragione di questa cronologia di innovazioni non è casuale: per Iveco, infatti, era più urgente per un verso potenziare la distanza sulla concorrenza rispetto a quella fortunata scelta motoristica effettuata tre anni fa, basata sul solo SCR potenziato, per un altro adeguare il veicolo a quegli accorgimenti tecnici che ormai avevano avuto accesso sugli autocarri di altre marche.
Nasce così il nuovo Stralis XP, un veicolo equipaggiato con una serie di componenti meccanici in grado di contenere al massimo (in Iveco dichiarano fino all’11%) i consumi e i costi di esercizio. Il primo componente è rappresentato ovviamente dai motori, dotati di tutt’altro brio rispetto al passato. Lo dicono i numeri: le due versioni da 11 e da 13 litri ottengono nuovo vigore acquisendo un po’ di potenza e tanta coppia in più. Così il 480 cv, il vertice delle potenze del Cursor 11, sprigiona ora una coppia da 2300 Nm, veramente eccellente rispetto alla cilindrata, mentre suo picco del 13 litri si innalza una versione da 570 cv (più potente cioè di quella precedente) che non trova confronti sul mercato. Alla base di queste motorizzazioni rimane la scelta di Iveco di puntare all’SCR ottimizzato, che in questo nuovo Stralis viene potenziato (esclusivamente nelle versioni di punta delle due motorizzazioni ricordate) di un EGR intelligente, che non serve tanto ad abbattere i consumi, ma ad anticipare l’iniezione e quindi a contenere i consumi. Prova ne sia che il ricircolo avviene a freddo e soprattutto esclusivamente per una parte minima (appena l’8%) dei gas di scarico, così da scongiurare rigenerazioni.
In più a dialogare con questi motori re-ingegnerizzati arriva una nuova trasmissione automatizzata di matrice ZF – che in Iveco chiamano Hi-Tronic – che governa pure il nuovo cruise predittivo e il limitatore di velocità e di coppia EcoSwitch. Ma a contenere i consumi ci pensano pure una serie di componenti ausiliari (dall’alternatore al compressore, fino all’idroguida) che si attivano soltanto quando serve, un nuovo ponte con un rapporto (1:2,47) più lungo capace di ridurre del 7% i giri del motore, l’adozione di pneumatici con bassa resistenza al rotolamento progettati da Michelin.
Ma l’autentica rivoluzione Iveco la compie sul metano. Perché la versione NP dello Stralis abbandona l’8 litri per adottare il Cursor 9 e sprigionare così 400 cv. E se a questo si aggiunge la possibilità del tutto inedita di poter dialogare con un cambio automatico, il raddoppio dell’autonomia fino a 1.500 km nella versione dotata di due bomboloni criogenici (a 1.000 km in quella con un bombolone e quattro bombole a gas compresso) e l’equipaggiamento con una cabina grande, si capisce che siamo di fronte a un veicolo che per la prima volta con un’alimentazione di questo tipo è in grado di entrare a pieno titolo anche nel mercato del lungo raggio. Per la prima volta cioè un veicolo alimentato con un carburante diverso dal diesel e dotato di caratteristiche più ecologiche si propone per missioni nazionali e internazionali. Qualcuno avrebbe detto: «Un piccolo passo per il mondo del trasporto, un grande passo per l’ambiente in cui viviamo».
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La versione NP dello Stralis: 400 cv di potenza, cambio automatico e autonomia di 1500 km