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Giovani Meccanici MAN, formazione e integrazione

Dopo l’edizione pilota del 2022, è partito ufficialmente l’innovativo progetto sviluppato da MAN Truck & Bus Italia in collaborazione con UNHCR destinato a giovani immigrati e rifugiati con l’obiettivo di formare nuove figure tecniche per il settore automotive, dando una prospettiva di integrazione sociale e lavorativa ai ragazzi

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Sull’esperienza e le criticità emerse nella prima edizione, è stato sviluppato il nuovo progetto Giovani Meccanici MAN che presenta diverse novità rispetto alla prima edizione “pilota” dello scorso anno. In primis la decisione di creare tre indirizzi professionali distinti, quindi non solo meccanici, ma anche magazzinieri e accettatori, e di aprire la selezione anche alle ragazze. A seguire, ma non meno importante, la durata del corso che è stata raddoppiata portandola da sei mesi a un anno, con una verifica intermedia per individuare le vocazioni attitudinali e quindi indirizzare il proseguimento dello stage verso una delle tre specializzazioni. Se le ore di corso sono aumentate, il numero dei partecipanti è stato ridotto per riuscire maggiormente a fare gruppo e creare coesione tra i ragazzi stimolando oltre ai momenti aggregativi quelli formativi affiancando alla preparazione tecnica anche corsi di lingua .
Per tutta la durata dello stage l’allievo riceve una regolare retribuzione e, già dopo i primi tre mesi, scatta un aumento del contributo economico.
Il via ufficiale l’edizione 2023 ha avuto il via lo scorso 18 aprile, giorno in cui i ragazzi selezionati si sono ritrovati presso la MAN Academy di Verona per un simbolico passaggio di consegne con chi ha terminato con successo la prima edizione e già intrapreso un percorso professionale con un contratto di apprendistato di varia durata presso i MAN Center di Milano Ovest, Bologna e Forlì e alle officine delle Concessionarie Alpi Service di Alba e Quadri Industrial di Cavenago di Brianza.
Il progetto “Giovani Meccanici MAN” è stato insignito nel corso degli ultimi mesi di vari premi e riconoscimenti tra cui il “Premio Eccellenza Duale 2022 – categoria alternanza/stage” promosso dalla Camera di Commercio italo germanica patrocinato dall’Ambasciata tedesca di Roma e la partecipazione al Premio Welcome dell’UNHCR.

La prima edizione del progetto

Nonostante i premi e i riconoscimenti ricevuti, i risultati della prima edizione del progetto erano tutt’altro che scontati; dei dodici ragazzi selezionati e avviati al progetto durante l’estate dello scorso anno, in 5 hanno completato con successo il percorso formativo e all’inizio di quest’anno sono stati inquadrati all’interno delle officine MAN di riferimento con un contratto di apprendistato. Un sesto, fuori quota per l’età, ha trovato comunque un impiego presso un’altra officina MAN, mentre gli abbandoni lungo il percorso formativo sono da addebitare a varie cause.
«È stata un’esperienza umanamente e professionalmente davvero straordinaria – racconta Marco Petrarca, Service Quality and Training Manager di Man Truck and Bus Italia nonché responsabile con il suo Team del progetto – un momento di coinvolgimento e crescita non solo per i ragazzi, ma per tutta la nostra rete assistenziale e per i formatori della MAN Academy. Proprio questi ultimi si sono trovati a confrontarsi con situazioni inedite: infatti di solito i corsi sono pensati per personale già con un’ottima base di competenze, invece in questo caso i ragazzi erano completamente digiuni di conoscenze tecniche o, quasi peggio, ne avevano su tecnologie per noi obsolete. In pratica, si doveva partire dall’illustrare le nozioni di base di una catena cinematica moderna. È questa una delle criticità più significative con cui ci siamo confrontati, insieme ai più comprensibili problemi creati dalla scarsa conoscenza della lingua italiana».

Sohayb Romaili

È uno dei partecipanti dello scorso anno e ha appena firmato un contratto di apprendistato di tre anni presso il MAN Center Forlì. Sohayb è nato in Marocco 20 anni fa e fin dall’età di cinque anni seguiva il padre meccanico a lavorare tra Libia e Marocco spinto da una forte passione per la meccanica e il lavoro d’officina. È in Italia da un anno e sette mesi, scappato da una situazione tragica con guerre e una vita piena di difficoltà, tra la scarsità di lavoro e l’impossibilità di seguire gli studi. Qui ha un fratello che, già in Italia da dieci anni, lo ha aiutato insieme alle associazioni di supporto agli immigrati, a trasferirsi a Forlì dove ha iniziato un percorso scolastico professionale che gli ha permesso di entrare nel progetto “Giovani Meccanici MAN”. La lingua italiana resta ancora la principale difficoltà, la capisce ma fa ancora fatica a esprimersi. Quello che gli piace maggiormente è smontare il motore con il sogno è quello di diventare un meccanico sempre più esperto.

Sohayb Romaili alle prese con il motore del camion.

Marco Petrarca ricorda il primo incontro con Sohayb: «Quando si è presentato al colloquio, è arrivato accompagnato dal fratello maggiore perché non parlava italiano, ma aveva indosso le scarpe antinfortunistiche comprate per l’occasione. Il fratello si è fatto sempre garante dell’impegno di Sohayb e spesso ci siamo sentiti perché voleva sapere se si applicava e si impegnava in officina, ci teneva che il fratellino facesse bella figura. Sohayb abita dalla parte opposta di Forlì rispetto al MAN Center che raggiunge in bicicletta, ma è sempre stato puntuale e non ha mai fatto un’assenza. Anche rispetto alla lingua, si è distinto nel gruppo per aver sempre chiesto di sua spontanea volontà di seguire il corso d’italiano e di completarlo nei tempi previsti. Sohayb rappresenta, e per fortuna non è il solo, il percorso e il successo virtuoso di questo progetto e personalmente sono orgoglioso che MAN gli abbia dato questa possibilità».

Sonia Tassini è la psicologa che ha affiancato Marco Petrarca nei colloqui di selezione: «La prima edizione del progetto si è rivelata un’esperienza virtuosa che ha unito profit e no-profit in un mutuo dialogo e interscambio di risorse umane, esperienze, valori, relazioni, culture e obiettivi condivisi. All’inizio il mio augurio era quello che questo progetto non fosse solo un’opportunità di inserimento lavorativo, ma soprattutto un’esperienza relazionale, un’opportunità di dare uno sguardo nuovo verso il mondo della migrazione. E così è stato perché, sorprendentemente, si sono creati solidi legami tra i dipendenti delle officine e i formatori con i beneficiari del progetto, aiutandoli a orientarsi rispetto al loro percorso migratorio, professionale e di vita».

Fondamentale nella selezione dei candidati è stato il contributo dell’UNHCR, l’Agenzia ONU per i rifugiati, come spiega il suo funzionario Andrea De Bonis: «L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, da anni impegnato nel supporto all’integrazione dei rifugiati in Italia, ha collaborato con piacere nella realizzazione della seconda edizione del progetto di MAN, riconoscendone il valore ed avendo avuto modo di apprezzare il successo della prima esperienza. Riteniamo il lavoro uno step fondamentale per il percorso d’integrazione dei rifugiati, non solo perché garantisce ad essi un reddito che li renda autonomi dall’assistenza, ma anche perché il lavoro restituisce ad ognuno di loro quel ruolo sociale perso con la fuga dal loro Paese di origine. A questo fine l’impegno delle imprese private è fondamentale e il progetto di MAN rappresenta un esempio, una buona prassi che speriamo possa essere replicato presto da altre aziende».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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