Quando un GPS viola la privacy di un autista? E una telecamera che segnala al conducente possibili pericoli imminenti fino a che punto lo tutela e quando invece invade la sua riservatezza? Sono domande legittime, a maggior ragione da quando il Garante della Privacy ha sanzionato un’azienda di autotrasporto accusandola di aver utilizzato il sistema GPS installato sui veicoli in maniera non conforme alle normative, così da invadere la privacy degli autisti. Ma a prescindere dall’aspetto normativo, molti autisti guardano con diffidenza alle telecamere perché temono possano fungere da strumento di controllo. Prova ne sia che da un sondaggio condotto da Uomini e Trasporti e pubblicato sul numero 403 è emerso che il 36,4% dei conducenti intervistati non ha alcuna intenzione di farsi montare una telecamera sul parabrezza, malgrado possa innalzare la sua sicurezza. In compenso, il 31,8% la pensa esattamente all’opposto e accetterebbe di viaggiare sotto lo sguardo della telecamera proprio per lavorare in modo più sicuro. In mezzo c’è il rimanente 31,8% che non ha chiara la situazione e condiziona la scelta di dotarsi o meno di una telecamera a una comprensione delle sue modalità di funzionamento. Detto altrimenti, vorrebbe sapere meglio in che modo e fino a che punto fornisce un aiuto.

Urge quindi approfondire il tema facendo comprendere come funziona una dash cam e quali vantaggi può fornire a chi la utilizza. Cominciamo allora con il dire che queste telecamere attualmente sono dotate di due obiettivi: il primo puntato sulla strada e il secondo verso la cabina. Tutto ciò che vedono viene registrato, ma rimane in memoria soltanto se il relativo file viene salvato manualmente o se la camera avverte un sinistro sotto forma di una forte oscillazione di un accelerometro. Ma il filmato memorizzato è comunque ridotto: inizia qualche secondo prima dell’eventuale incidente e termina qualche secondo dopo, in modo da permettere una ricostruzione oggettiva di quanto avvenuto. E proprio per questa ragione alcune compagnie di assicurazione hanno riconosciuto uno sconto sul premio a chi installa telecamere.
In più, se la dash cam è dotata di intelligenza artificiale riesce a prevenire situazioni di potenziale pericolo mettendo in relazione quanto accade sulla strada con quanto accade in cabina. Detto altrimenti, se la camera si accorge che sulla strada c’è un veicolo che sta drasticamente decelerando e nello stesso momento coglie che in cabina lo sguardo dell’autista è indirizzato sul display della radio (su cui sta cambiando stazione), a quel punto fornisce un immediato allarme visivo o sonoro per indurlo a una frenata immediata. Inoltre, alcune dash cam sono in grado di rilevare, inquadrando la chiusura delle palpebre o i movimenti della testa, la stanchezza del conducente e aiutare quindi a prevenire incidenti causati da colpi di sonno o distrazione, allertandolo o ridestandolo con appositi avvisi.
Già da tali dettagli, sottolinea Franco Viganò, Director, Strategic Channel Development & Country Manager Italy di Geotab, appare chiaro che stiamo parlando di «strumenti che non sono progettati per controllare costantemente gli autisti. L’obiettivo per cui sono pensate le dash cam – e per cui vanno utilizzate – è migliorare la sicurezza stradale ed ottimizzare le operazioni delle flotte identificando modelli comportamentali pericolosi».
Ma la tutela del conducente – aggiunge sempre Viganò – può andare anche oltre il perimetro della sicurezza stradale, perché le stesse telecamere «consentono di tutelare il conducente anche dal punto di vista legale qualora dovessero emergere controversie legate ad un eventuale incidente: i filmati infatti possono essere utilizzati per scagionare un autista, nel caso non fosse realmente responsabile del sinistro che gli viene attribuito».
Quindi, il consiglio che il manager di Geotab si sente di dare alle aziende di autotrasporto «è di adottare strumenti la cui tecnologia si focalizzi sull’identificazione di comportamenti di guida potenzialmente rischiosi, come distrazione o sonnolenza, e non sulla registrazione continua. Poi, per ulteriore tutela, Geotab consente alle aziende di definire chi all’interno dell’organizzazione può avere accesso ai filmati e per quanto tempo gli stessi vengono conservati: l’obiettivo è assicurare maggiore trasparenza e rispetto della privacy. Non solo: è possibile anche impostare la dash cam in modo che la registrazione venga trasmessa solo nel caso in cui si verifichi un incidente. Infine, è fondamentale che le aziende si assicurino di fornire informazioni adeguate ai conducenti, avvisando che l’utilizzo delle dash cam è finalizzato ad ottemperare agli obblighi di trasparenza».
Rispetto invece alla sanzione in cui è incorsa un’azienda di autotrasporto per aver utilizzato in modo improprio il GPS, anche qui l’accortezza che bisogna avere – suggerisce Viganò – è quella di «rivolgersi a provider che offrano rigorose misure di sicurezza per garantire la conformità alle normative sulla privacy, come il GDPR. Per evitare di incorrere in sanzioni, è fondamentale che i dati di geolocalizzazione vengano criptati seguendo gli standard più stringenti (al pari di quelli adottati, per esempio, in altri settori strettamente regolamentati come quello finanziario). Inoltre, noi incoraggiamo le aziende a essere trasparenti con i propri dipendenti in merito ai dati raccolti attraverso le soluzioni Geotab, nella piena conformità con le leggi e le normative vigenti».