Se l’Italia avesse l’efficienza logistica della Germania il nostro Pil nel 2014 avrebbe 42 miliardi in più, un 2,8% in più rispetto a quanto non sia realmente. È uno di principali dati del rapporto realizzato dal Centro Studi Confcommercio e presentato il 12 ottobre al Forun Internazionale Conftrasporto a Cernobbio. Un dato che il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli ha tradotto rispetto alle tasche di tutti gli italiani, che in conseguenza del ritardo logistico del paese versano una tassa occulta di circa 700 euro all’anno.
E che l’italia viva questo ritardo, che sia di fatto disconnessa, è una conseguenza della non politica, che ha smesso di investire nei trasporti e fatto sì che 15 regioni italiane si piazzino oltre il 100* posto nella classifica di dotazioni infrastrutturale delle 270 regioni europee.
Ma adesso che la ripresa sembra finalmente arrivare (seppure timidamente) – ha sottolineato Sangalli – “il governo deve scommettere su un’accelerazione del processo di riforme economiche” puntando su quelle che servono a rendere il sistema della mobilità più efficiente. Anche perché nel complesso il trasporto merci si è contratto di quasi il 18% e sono stati praticamente dimezzati – ha ricordato Sangalli – “gli stanziamenti di risorse in bilancio per il comparto, passati dagli 80 miliardi del 2004 ai 15 di quest’anno“.
Ma attenzione, non si tratta per forza di realizzare infrastrutture. Perché, come ha ricordato il presidente di Conftrasporto Paolo Uggè, le infrastrutture sono strumenti per realizzare degli obiettivi e quindi vanno create soltanto in funzione di un programma strategico definito. Cosa che l’Italia fatica a definire.
Ma non si tratta soltanto di infrastrutture, visto che la disconnessione italiana deriva anche da pesanti vincoli burocratici e amministrativi, da una complessità del quadro normativo che fanno sì che i tempi delle operazioni di importazione e di esportazione in Italia siano il triplo del tempo rispetto ai principali paesi europei.
Da qui alcune richieste inviate al mondo politico di adottare alcune misure: l’armonizzazione delle regole europee in materia di autotrasporto per evitare la concorrenza sleale e frenare il trasferimento di imprese italiane all’estero; ripristinare un regime di normalità amministrativa nei porti sanando le situazioni di commissariamento; adeguare le infrastrutture dei porti e semplificare le procedure burocratiche; rilanciare le autostrade del mare; abbassare i costi per l’accesso alla rete ferroviaria.
Misure semplici, in alcuni casi a costo zero. Da attuare in fretta.