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800 portuali di Rotterdam rischiano il posto: colpa dell’automazione e del gigantismo navale

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Bella cosa le grandi navi, strapiene di container. Certo che la loro diffusione in un momento in cui la domanda di noli è ancora latitante e l’automazione nei porti rischia di creare contraccolpi occupazionali, è tutta da valutare. Per carità, il progresso – se tale si può chiamare – non si arresta. Però è giusto valutarlo in tutte le sue sfaccettature. Prendiamo il caso di Rotterdam, quindi di un porto di calibro elevato. In tempi recenti si è fatto un importante investimento negli spazi, allargando quello dedicato ai container grazie alla dilatazione verso il mare dell’area chiamata “Maasvlakte 2”. In questo modo si è riusciti a innalzare il fondale di questa parte dello scalo, così da renderlo navigabile anche alle mega-portacontainer. Di seguito sono stati riassegnati i due terminal container di quest’area a Apm terminals, società satellite del raggruppamento Ap Moeller Maersk, e a Rwg, joint venture fra DP World e quattro società: CMA-CGM, Mol, Hyundai e APL, anche se la prima ha di recente messo le mani sull’ultima.

Dopo questa rivoluzione, che ha messo fuori gioco il vecchio terminalista ECT (che peraltro ha presentato – perdendoli – più di un ricorso), sono iniziati i progetti di automazione. A quel punto il fabbisogno di personale è crollato, senza che fosse sostenuto da un aumento dei traffici. Se a questo si aggiunge l’incremento dei viaggi delle megaportacontainer, che di fatto contribuiscono a una diminuzione dei costi dei noli e quindi a mettere in difficoltà le compagnie del settore, si arriva alla situazione critica attuale, con circa 800 lavoratori portuali che rischiano il posto, con le trattative tra parti sociali saltate e con la prospettive di scioperi a oltranza se, entro la fine dell’anno, non si arriva a un accordo.

Le richieste di terminalisti e Autorità portuale prevedono, tra le altre cose, la garanzia di non licenziamento fino al 2020 per chi avesse un contratto a tempo interminato già a inizio anno, la possibilità di scambiarsi i lavoratori tra le diverse società, delle agevolazioni per i lavoratori con maggiore anzianità ai quali, a fronte di una minima riduzione del salario, si chiederà un cospicuo taglio dell’orario di lavoro. Sarà sufficiente?

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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