È come se l’Italia fosse spaccata in due, lì sulla linea tra Marche e Abruzzo. Le autorità giudiziarie hanno infatti bloccato l’autostrada adriatica A14 agli autocarri superiori alle 3,5 ton, imponendo il divieto di circolazione nella tratta Pineto-Pescara Nord (anche se in realtà risulta chiuso anche il casello precedente venendo da Nord, quello di Roseto degli Abruzzi) e sequestrando alcuni viadotti nel tratto tra le due Regioni centrali. I tempi si stanno allungando oltre misura: per riaprire il viadotto Cerrano, quello cioè che ha determinato la chiusura, ci vorrà almeno una settimana e anche quando sarà possibile il traffico si muoverà comunque con limitazioni. Di conseguenza nelle ultime settimane il traffico proveniente sia da Nord che da Sud abbandona l’autostrada e si riversa sulla Statale 16 Adriatica, subendo forti rallentamenti e causando ovviamente disagi alla popolazione locale.
La situazione si è quindi fatta insostenibile tanto che Confartigianato Trasporti, CNA-Fita e Fai-Conftrasporto di Marche, Abruzzo e Puglia hanno dichiarato la mobilitazione e stanno programmando una manifestazione di protesta.
«Non si può andare avanti così – scrivono in un comunicato congiunto – L’autotrasporto non è più in grado di programmare i propri viaggi e di rispettare i tempi di consegna e, se permane questo stato di cose, le imprese dovranno passare dalla tariffa a km alla tariffa oraria secondo i tempi di percorrenza, dato che per effettuare un trasporto che prima richiedeva 3/5 ore oggi ne servono oltre il doppio. Inoltre, con le limitazioni dei tempi di guida si dimezza il servizio di trasporto effettuato».
Alla battaglia delle associazioni dell’autotrasporto si affiancano anche i Comuni abruzzesi e le Regioni coinvolte chiedendo almeno lo sblocco del casello di Roseto (che risulta, in caso di neve, anche un’area in cui far accumulare i camion in sosta) e, in quella zona, il ripristino della circolazione a due corsie (anzichè a una sola) per ogni senso di marcia. Inoltre si richiede l’eliminazione delle restrizioni per il sequestro di parte della carreggiata, effettuato per problemi di sicurezza dei guard rail, sostituendole con la percorrenza a velocità adeguata.
In una riunione di ieri al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti si è parlato poi delle barriere da sostituire sugli altri viadotti marchigiani. Mercoledì scorso il Tribunale di Avellino aveva infatti bocciato la richiesta di dissequestro presentata da Aspi, che contava di far scorrere il traffico su due corsie, sia pure ristrette. Il no è dovuto alle obiezioni degli ispettori del ministero sulla capacità di contenimento delle barriere temporanee che Aspi vorrebbe utilizzare. Ora la società ne cercherà di più performanti, ma anche con queste non sarà possibile riguadagnare due corsie ovunque.
La questione più spinosa resta comunque il divieto di transito per i mezzi pesanti sul viadotto di Cerrano tra Pineto e Pescara Nord. In questo caso l’autotrasporto pretendea gran voce che i lavori di ripristino siano attuati con i più moderni e veloci sistemi che la tecnologia mette a disposizione, anche su turni notturni o di 24 ore. La chiusura del Cerrano era stata prescritta dagli ispettori del MIT per sospette carenze antisismiche nelle cerniere dell’impalcato e anche per una frana complessa che preme sui piloni e che viene costantemente monitorata. All’incontro di ieri, Aspi ha esposto i primi risultati dei controlli sulle cerniere effettuati in settimana dall’Istituto Italiano della Saldatura. Lunedì il dossier dovrebbe essere completo e, se tutto andrà bene, da martedì potrebbe esserci una riapertura ai pesanti. Tuttavia l’ok potrebbe essere limitato a un certo peso e comunque sarà condizionato a una distanza minima tra i mezzi pesanti.
Nel frattempo nella zona si sono create code e inquinamento – col superamento dei limiti di legge sulla concentrazione di inquinanti nell’aria – che hanno indotto il presidente della Regione, Marco Marsilio, a minacciare la chiusura dell’intera area ai mezzi pesanti, «pur consapevoli del disastro economico e sociale che tutto questo comporterebbe». La ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli, ha risposto con una lettera che illustra l’avanzamento di controlli e progetti e aggiunge che saranno valutate «tutte le ulteriori iniziative di adeguamento rivolte a superare gli attuali limiti infrastrutturali».
Per mettere in sicurezza l’autostrada paradossalmente si sono moltiplicati gli incidenti con feriti in altre sedi e anche sulla viabilità ordinaria, vanificando così l’obiettivo che ci si era prefissato. In aggiunta le restrizioni alla circolazione creano ai cittadini e alle località interessate gravissimi problemi di inquinamento, per via della concentrazione di emissioni derivanti dalle migliaia di mezzi pesanti che quotidianamente sono costretti a circolare sulla viabilità ordinaria.
Confartigianato Trasporti, Fita Cna e Fai-Conftrasporto hanno in conclusione chiesto l’intervento del Governo per sbloccare questa drammatica situazione. Non si esclude da parte delle aziende di trasporto un’azione economica coordinata nei confronti della committenza che in alcuni casi appare ritenersi indenne dalle ricadute dei disagi economici, operativi, ambientali e di sicurezza.
Intanto a Roma è saltata per la quinta volta l’udienza preliminare del primo processo su crolli e lavori male eseguiti sulla rete di Autostrade per l’Italia. La prescrizione è lì dietro l’angolo e la giustizia italiana mostra, purtroppo, le sue lacune.