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A22: camionista olandese con tasso alcolemico di 2,7 g/l tampona l’auto della polizia

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2,70 grammi per litro di tasso alcolemico è veramente tanto. Di più, tantissimo. Perché non si riesce più a governare le proprie azioni e a capire cosa succede intorno. Praticamente non si è presenti e ci si espone a conseguenze di ogni tipo, anche di tamponare un’auto della polizia stradale. È quanto è accaduto a un autista olandese che ieri stava viaggiando sulla A22 senza riuscire a marciare in modo rettilineo. Praticamente, andava a zig-zag senza preoccuparsi molto degli altri utenti della strada. Niente di più normale, quindi, che nell’arco di pochi minuti il traffico di automobilisti e di camionisti in transito sull’autostrada tendeva a rallentare, perché nessuno se la sentiva di affiancare e poi oltrepassare quella scheggia impazzita.

Senonché una pattuglia della polizia stradale di Mantova, tra i caselli di Reggiolo Rolo e Nogarole Rocca, si rendeva conto che qualcosa non andava, vista la presenza di una colonna di veicoli che si estendeva per diversi chilometri fin quasi al casello di Mantova Nord. Così, transitando lungo la corsia di emergenza, gli uomini delle forze dell’ordine hanno raggiunto il camion “barcollante”. Dopo averlo affiancato, non senza rischi, gli hanno intimato lo stop in una piazzola, inviandogli segnali luminosi e sonori tramite la sirena, ma l’autista dopo aver rallentato ha ripreso nuovamente la sua marcia ondeggiante. Così, gli agenti hanno tentato un nuovo approccio, diventato ancora più pericoloso perché il camion si era del tutto spostato sul centro della carreggiata, sfiorando costantemente il new jersey di separazione delle corsie. Non si sa bene come, ma fatto sta che il secondo tentativo è andato in porto e gli uomini della polstrada sono riusciti a far parcheggiare il veicolo pesante incriminato nel primo posto possibile, vale a dire lungo la corsia di emergenza.

A quel punto, nel chiedere i documenti all’autista olandese, è stata fatta la prima scoperta: l’uomo ha detto di non averla con sé. Ma in realtà – è stato appurato soltanto dopo – la patente gli è stata ritirata in Francia qualche giorno prima. Per quale ragione provate a immaginarlo. Ma certo: guida in stato di ebbrezza! 

Fatto sta che  gli agenti non erano molto tranquilli di quella situazione, con il camion fermo in un punto in cui non era opportuno (oltre che poco sicuro) effettuare un’operazione di controllo. Così hanno invitato l’autista a riprendere la marcia per qualche chilometro in modo da giungere in un posto più consono. E lì è accudato qualcosa che ha fatto intendere appieno le condizioni dell’uomo. Perché, mentre l’agente che si era avvicinato al camion per chiedere i documenti stava per risalire a bordo della vettura della polizia, al cui interno peraltro c’era un altro agente in attesa, l’autista del camion è ripartito, tamponando l’auto stessa e trascinandola per almeno una decina di metri. E soltanto l’agente rimasto a bordo riusciva a fermarne la marcia, intervenendo opportunamente sui freni. Più tardi, trasferito all’ospedale, gli verrà riscontrato un trauma cervicale e prescritto l’uso del collare.
A quel punto, grazie anche all’intervento di un’altra pattuglia giunta dal veronese, si è riusciti a fermare il camion, a ricostruire i precedenti dell’autista, a sottoporlo all’alcoltest appurando un tasso alcolemico stellare di 2,70 e quindi a revocargli la patente di guida. Salvo poi appurare, appunto, che la stessa patente gli era già stata ritirata dalla gerdarmerie in Francia qualche tempo prima. E qui sorge la domanda: ma per fermare questi sciagurati cosa bisogna fare?

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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