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ACI: il Codice della Strada non è rispettato né dagli automobilisti nè dai Comuni

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Serve un nuovo Codice della Strada, perché quello vigente è sempre meno rispettato, perfino dalle Amministrazioni locali. A dirlo è l’Automobile Club d’Italia nel corso della 70° Conferenza del Traffico e della Circolazione, i cui lavori sono centrati sul nuovo Codice in discussione al Parlamento. L’incremento delle sanzioni per infrazioni (+21% negli ultimi sei anni) e la battuta di arresto della riduzione delle vittime della strada (-0,6% nel 2014 rispetto al 2013, a fronte di un complessivo -52% dal 2000) misurano il calo di interesse degli utenti della strada verso le norme che regolano la mobilità e l’inosservanza delle Amministrazioni locali dell’art.208 del CdS, che destina almeno il 50% dei proventi delle multe a favore della mobilità. È necessario coordinare meglio sul territorio le poche risorse disponibili per la sicurezza stradale, contribuendo a ridurre la spesa sociale attraverso la diminuzione degli incidenti che oggi costano allo Stato 18 miliardi di euro. 

«I soldi per la sicurezza stradale ci sono – dichiara il presidente dell’Aci, Angelo Sticchi Damiani – ma troppi Comuni destinano ad altre voci quanto previsto dalla legge a favore degli automobilisti. Per garantire l’osservanza della norma è opportuno prevedere pesanti misure sanzionatorie per le Amministrazioni inadempienti. Tutto ciò può essere ben evidenziato in un nuovo Codice della Strada più snello e semplice, con poche ma chiare norme di comportamento per gli utenti, che rimandi a specifici regolamenti il corposo insieme di dettati tecnici sulle caratteristiche delle strade e dei veicoli».

Secondo una rilevazione della Fondazione Filippo Caracciolo – Centro Studi ACI, regioni come Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Veneto hanno attivato comportamenti virtuosi, mentre Campania, Puglia e Sicilia faticano a contenere la spesa sociale imputabile all’incidentalità. Se tutte le Regioni si fossero comportate come le virtuose, dal 2001 a oggi l’Italia avrebbe risparmiato 27 miliardi di euro; diversamente se queste avessero seguito le “ultime della classe”, lo Stato avrebbe aumentato la spesa sociale di quasi 70 miliardi di euro.
Secondo l’Aci gli investimenti vanno centrati sull’innalzamento degli standard di sicurezza della rete stradale, soprattutto in ambito urbano, serve inoltre più formazione, specialmente per i neopatentati.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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