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Appalti, Confetra: “Modello contrattuale e nuova corresponsabilità di filiera per arginare l’illegalità nella logistica”

L’associazione che rappresenta anche i maggiori player della logistica dell’eCommerce vuole offrire alle imprese uno strumento operativo in grado di prevenire le distorsioni contrattuali. Un volumetto elaborato dal giuslavorista Pietro Ichino contiene le norme e un modello di contratto per gli appalti. Ma Confetra guarda al recepimento della direttiva sul lavoro con le piattaforme digitali e propone la revisione della corresponsabilità di filiera legandola alla dipendenza economica dell’appaltatore verso il committente: in questo caso scatterebbe anche la parità retributiva per i dipendenti

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Fermare l’uso distorto degli appalti nella logistica, cambiare la narrazione sul settore raccontato, anche alla luce delle inchieste milanesi su grandi player come BRT, DHL, GSL, UPS, come uno dei più irregolari in Italia e dare soluzioni a chi, invece, vuole seguire una “retta via”. Confetra, con questi obiettivi, ha presentato oggi ufficialmente alla stampa un modello contrattuale, elaborato da Pietro Ichino, uno dei più famosi giuslavoristi italiani, passato dal sindacato ai banchi del Parlamento, “per offrire alle imprese uno strumento operativo in grado di prevenire le distorsioni e valorizzare le realtà sane del settore”. Ma a lungo termine, l’associazione guidata da Carlo De Ruvo, punta a cambiare le norme sulla corresponsabilità di filiera, introducendo le tutele sul lavoro qualora sia dimostrata la dipendenza economica dell’appaltatore dal committente, determinata da un rapporto di lavoro continuativo e da più del 75% di fatturato proveniente dal contratto. In assenza di questi due elementi, invece, “la corresponsabilità solidale e la parità di trattamento andrebbero calibrati e mirati meglio”. 

Un volume per guidare verso la legalità

“I casi di irregolarità nel settore hanno gettato un’ombra sulla logistica – ha esordito De Ruvo – come se dietro ogni appalto ci fossero situazioni poco chiare, ma non è così. Vogliamo dare il nostro contributo per modificare questa narrazione con uno studio e una soluzione contrattuale che è una guida tecnico giuridica per le imprese che vogliono gestire legalmente le attività”. Così il vademecum verso la legalità per le aziende di logistica ha la forma di un volumetto, firmato da Ichino e scaricabile sul sito del professore giuslavorista, dal titolo “Le forme possibili di segmentazione del processo produttivo nei servizi di logistica e magazzinaggio. Linee guida e modello contrattuale degli appalti di servizi di logistica e magazzinaggio” che partendo dalla scelta tra make e buy, ovvero tra produrre in caso un bene o servizio o darlo in outsourcing affronta tutti i passaggi dal trasferimento del ramo di azienda, fino all’appalto e subappalto, comprendendo la corresponsabilità solidale del committente con l’appaltante, gli standard retributivi, il contratto di trasporto, la somministrazione di lavoro e il distacco. Alla fine del volumetto si incontra lo schema di contratto il cui fulcro è costituito da sei clausole: applicazione integrale da parte dell’appaltatore del CCNL Logistica, Trasporto e Spedizione, per impedire trattamenti economici e normativi al ribasso; clausola sociale, che impone all’impresa subentrante di assumere i lavoratori impiegati da almeno sei mesi dal precedente appaltatore; rispetto rigoroso della normativa in materia di sicurezza sul lavoro; divieto assoluto di subappalto, per garantire un controllo diretto sulla filiera; obbligo per l’appaltatore di dimostrare la propria affidabilità finanziaria, tecnica, fiscale e previdenziale e garanzie contrattuali tramite copertura assicurativa e fideiussione bancaria. Secondo Ichino, il plusvalore dell’operazione con la guida verso la legalità per le aziende della logistica starebbe “nell’essere sicuri di redigere un contratto come si deve e che non presenti rischi sul piano giudiziale più del necessario”. 

Carlo De Ruvo e Pietro Ichino

Corresponsabilità solidale solo se c’è dipendenza dal committente

Secondo il giuslavorista, però, servirebbe un ulteriore passo in avanti per adeguare la corresponsabilità solidale al progresso tecnologico, che potrebbe essere inserita nella legislazione italiana in occasione del recepimento della direttiva 2024/2831 relativa al miglioramento delle condizioni di lavoro nel lavoro mediante piattaforme digitali. In altre parole, la normativa andrebbe aggiornata alla luce dell’uso sempre più frequente di software di indirizzo che gestiscono i flussi dei corrieri per la consegna dei pacchi, di fatto dicendo ai dipendenti (anche di ditte appaltatrici) che cosa fare ogni minuto della loro giornata lavorativa. “Per tutelare il lavoro nella logistica – ripete Ichino – servirebbe promuovere una riforma legislativa che semplifichi e rafforzi la protezione dei lavoratori dove è necessario ed eviti di avere un effetto di incertezza che non giova alle imprese né ai lavoratori”. La proposta, contenuta nelle slide presentate durante l’incontro con la stampa, è di intervenire imponendo la corresponsabilità solidale del committente verso l’appaltatore solo quando è dimostrabile il rapporto di dominanza e/o dipendenza di questo dal committente. Anzi in questo caso, il giuslavorista, propone di rafforzare la corresponsabilità imponendo anche le tutele lavoristiche, prevedendo che i dipendenti degli appaltatori abbiamo lo stesso trattamento economico, ma anche lo stesso Ccnl di quelli che lavorano per il committente. Come si prova la dominanza-dipendenza? Secondo quanto stabilito dalla legge Fornero, ovvero quando esiste un rapporto di lavoro continuativo e costante che produce oltre il 75% del fatturato dell’appaltatore. In altre parole, nel caso di padroncini o piccole società che lavorano, consegnando l’ultimo miglio, per i grandi brand della logistica, addirittura usando un mezzo brandizzato, dovrebbero pagare i dipendenti in linea con il contratto in uso dal committente. Una buona intenzione che rischia però di limare ancora di più di margini di queste realtà. I corrieri aderenti a Confetra sono disponibili a riconoscere le tutele lavoristiche a livello tariffario? “Si tratta di spunti – ha risposto De Ruvo – su cui come Confetra stiamo ancora ragionando”. 

Infine, da notare che la proposta va nella direzione opposta di quella contenuta in uno dei quesiti referendari presentati dalla Cgil sui quali si voterà l’8 e 9 giugno che mira a estendere la corresponsabilità di filiera anche sulla sicurezza sul lavoro in ogni tipo di appalto e relazione tra appaltatore e committente.

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