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Artoni: «Per ripartire servono legalità e sicurezza, ma la priorità è la liberalizzazione»

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Attendiamo tutti una ripresa. Ma non si capisce bene da dove debba arrivare. Nel dibattito sulle possibili strade da cui possa giungere entra anche – in occasione dell’ottantesimo anniversario dell’azienda di famiglia – Anna Maria Artoni. «Nei fatti, per ripartire davvero – spiega la vice presidente della Artoni Trasporti di Reggio Emilia – è necessaria una vera politica industriale di settore» e in particolare soluzioni di sistema. Le soluzioni di cui parla Artoni sono quelle «basate su un approccio capace di integrare le esigenze d’investimento con quelle di regolazione dei relativi mercati dei servizi. Certamente sul futuro del settore logistica e trasporti pesa anche il mancato sviluppo delle dotazioni infrastrutturali e delle reti, ma servono prima ancora legalità e sicurezza».

L’imprenditrice emiliana, però, non sembra convinta che legalità e sicurezza possano concretizzarsi tramite la normativa dell’art. 83 bis. E lo dice abbastanza chiaramente: «Il primo nodo da sciogliere è quello della liberalizzazione del settore che, per com’è impostato oggi, prescinde dall’assetto industriale del Paese e dei suoi squilibri Nord-Sud. È un sistema che non favorisce efficienza, produttività e competitività dei servizi di trasporto. Infine, sono state introdotte norme contrarie alle più elementari logiche concorrenziali, sancite nei principi della Costituzione e del Trattato sull’UE».

Rispetto al recupero dell’efficienza, Artoni giudica essenziale interconnettere le diverse modalità del trasporto, mentre rispetto alle garanzie di legalità si associa alla proposta sollevata da Confetra e Confindustria «di far diventare l’Albo degli Autotrasportatori un efficace strumento di trasparenza e di controllo», assumendo «connotati diversi da quelli attuali».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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