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Associazioni tutte d’accordo nel limitare la subvezione a due passaggi: facciamo la legge?

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La redditività dell’autotrasporto è simile a un piccolo ruscello di montagna: man mano che scorre verso valle diminuisce la pendenza e la portata viene dispersa in tanti bacini. Così quando arriva al mare è quasi completamente essiccato, soprattutto nei periodi di scarse precipitazioni.

Ora è ovvio che il torrente è il contratto di trasporto che parte dalla montagna-committente con una determinata portata. Ma poi i bacini-subvettori che si formano lungo il percorso drenano acqua, vale a dire margine alla tariffa. Di modo che alla fine, chi si addossa l’onere e il rischio di effettuare fisicamente il trasporto – di condurre l’acqua al maresi trova nella condizione paradossale di essere quello che prende meno. Mentre c’è qualcuno che magari compare come primo vettore e guadagna più di tutti, anche se non dispone neanche di un veicolo. Il suo rischio di impresa si limita a gestire una scrivania, una linea telefonica e un computer.

In genere si stima che per ogni contratto ci siano 2,93 passaggi, ma se questa è la media ovviamente significa che in molti casi si arriva anche a più di cinque.

Questa parabola naturalistica non scopre nulla di nuovo: l’intermediazione è sempre stata una criticità evidente dell’autotrasporto, un’anomalia tipica di mercati poco maturi. E l’allungamento della filiera ha richiesto spesso dei correttivi normativi, come l’azione diretta, in grado di responsabilizzare maggiormente la scelta dei fornitori o subfornitori.

L’autentica novità riguarda la posizione di tutte le associazioni di categoria riguardo a questo aspetto. Se vi andate a leggere le notizie pubblicate sul nostro sito nell’ultima settimana troverete proposte delle diverse associazioni di categoria relativamente a tutto, compreso il problema dell’intermediazione e della filiera lunga. Ebbene tutte le associazioni – ma veramente tutte – concordano su un punto: i passaggi di subappalto di un contratto di autotrasporto devono essere al massimo due. Lo ha scritto la CNA-Fita nel documento accompagnatorio alla proposta sui pedaggi autostradali, lo hanno ribadito all’interno del Patto di Fiuggi ben nove sigle, da Fai ad Anita, da Confartigianato Trasporti a Legacoop. Insomma, se non vogliamo essere assoluti, possiamo parlare di circa il 99% della rappresentanza dell’autotrasporto italiano. Ma allora che problema c’è a portare avanti questa proposta? Se tutti la pensano esattamente allo stesso modo, cosa frena dal trasformarla in una proposta di legge da sottoporre all’esecutivo o, meglio ancora, in un emendamento da «far salire su una qualche locomotiva legislativa in transito»? Sono veramente poche parole – «la prestazione oggetto di un contratto di autotrasporto può essere subappaltata ad altri vettori fino a un massimo di due volte» – che sicuramente non incontrerebbe la contrarietà di esponenti dell’esecutivo, anche perché stiamo parlando della classica azione a costo zero.

Qualcuno ci userebbe la cortesia di spiegarcelo?

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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