La notizia è sempre quella: il camion che viaggia con il cronotachigrafo taroccato (con il sensore di velocità collocato sull’albero motore messo fuori uso da una calamita) e quindi impossibilito a registrare le ore di guida e di riposo. E quasi quasi che ieri un episodio del genere sia accaduto per l’ennesima volta nei pressi di Porto San Giorgio passa quasi inosservato. Così come passa inosservato il fatto che l’autista – un cittadino portoghese (originario del Mozambico) alle dipendenze di una società spagnola – sia stato punito con una multa di qualche migliaio di euro e con il ritiro della patente. Dovrebbe invece far riflettere che in questo caso, oltre alle sanzioni amministrative, è stato anche denunciato a livello penale per aver rimosso o determinato il malfunzionamento di impianti posti a tutela degli infortuni sul lavoro. Reato punito con una pena da sei mesi a cinque anni, che diventano però da tre a dieci anni se effettivamente dalla rimozione deriva infortunio o disastro. Ovviamento, essendo un reato soggettivo, che colpisce cioè una persona, può essere riferito o all’autista o all’azienda a seconda che si dimostri che a operare la rimozione o malfunzionamento dell’apparecchio sia stato il primo o il rappresentante della seconda. Questo significa che l’autista fermato nelle Marche per sollevarsi da responsabilità deve dimostrare o che altri hanno sistemato quella calamita sul camion o che in qualche modo lo hanno indotto a farlo.
Autista portoghese denunciato penalmente per la (solita) calamita sul tachigrafo
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