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Bassi salari, poco riposo, scarsa attenzione alla salute: persino in Svizzera gli autisti chiedono CCNL

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“C’è bisogno di un contratto collettivo di lavoro, dell’introduzione di un salario minimo decente, di una più elevata protezione della salute e indennità per lavoro notturno e domenicali”. Non sono dichiarazioni di qualche vetusto sindacalista di casa nostra, peraltro nel bel mezzo delle trattative per il CCNL. No, si tratta del pensiero di Vania Alleva, presidente del sindacato degli autisti svizzero UNIA e che insieme a Syndicom sta portando avanti una battaglia per qualche verso controcorrente. Nel momento cioè in cui in Italia le trattative sindacali ristagnano e da Confindustria si denuncia l’inutilità di tale strumento, in Svizzera scoprono la necessità di utilizzare un CCNL per “lottare contro il dumping salariale”, ha aggiunto Alleva ricordando di essere figlia di un ex camionista.

Molto interessanti sono pure gli altri argomenti portati a sostegno del CCNL: “Il ramo è sottoposto a forti pressioni su scala europea, occorre quindi darsi i mezzi di controllo”. E Bruno Furst, suo collega ed ex autista ha rincarato la dose sottolineando che “sono aumentati traffico e stress, il divieto di circolazione notturna è diventato ‘un emmentaler’ (il formaggio con i buchi, ndr) e la sorveglianza dei camionisti aumenta. I datori di lavoro preferiscono versare rimborsi spese elevati che salari più alti, per risparmiare sui contributi sociali”.

Rispetto alla scarsa protezione della salute, invece, osservato il presidente di Syndicom Alain Carrupt propone, viste “le lunghe giornate di lavoro, l’insufficienza delle pause e la pressione sui tempi di consegna, “almeno cinque settimane di vacanze, un massimo di 48 ore di lavoro settimanali e una protezione sanitaria efficace”. In più un congedo maternità di 16 settimane e uno di paternità di 10 giorni.

Sulla base di questi argomenti Unia e Syndicom chiedono quindi alle imprese di trasporti di intraprendere una trattativa dalla quale far scaturire il contratto collettivo. Ma la risposta non è stata molto conciliante. L’Associazione svizzera dei trasportatori stradali (Astag), di parte datoriale, e Les Routiers Suisses, organizzazione di rappresentanza degli autisti, condannano l’iniziativa e ribattono che il partenariato sociale nel settore ha funzionato e che quindi bisogna continuare in tal senso.

Chi avrà ragione alla fine? Difficile dirlo, il fatto che anche in Svizzera il dibattito si concreti su questi tempi dovrebbe indurre a qualche riflessione.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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