È terminato in Belgio il processo “Kulak”, che ha portato sul banco degli imputati 12 persone accusate a vario titolo di dumping sociale. La Corte Penale di Liegi ne ha giudicate colpevoli 11, condannandole a pene detentive (per lo più sospese) che vanno da 6 mesi a 5 anni e ne ha assolta soltanto una. Le pene più severe hanno colpito il 45enne A.Y. e il 54enne M.Kulak, condannati rispettivamente a 60 mesi e 45 mesi di reclusione. Per costoro, peraltro, è risultata pesante anche la condanna in sede civile, visto che di oltre un milione di euro di sanzioni emesse dalla Corte, per la maggior parte da versare agli enti che si occupano in Belgio di previdenza e assistenza sociali, per recuperare i contributi non versati, a carico del primo c’è una multa di 438.679 euro e del secondo di 381.282 euro.
All’origine del processo c’era un clamoroso giro di sfruttamento messo in piedi dall’organizzazione che ruotava attorno a un’area di servizio posta all’interno del parco industriale di Hauts-Sarts. Gli imputati impiegavano, a partire dal 2010, una squadra di autisti (soprattutto turchi e bulgari) non regolari e in soggiorno abusivo per conto di due società di trasporti, una slovacca e l’altra bulgara, riconosciute ugualmente fittizie, che però acquisivano viaggi in subappalto da diverse aziende di autotrasporto belghe.
Dietro alla condanna di A.Y., oltre all’essere stato riconosciuto a capo dell’organizzazione, c’è aver fatto lavorare autisti di nazionalità non belga e non autorizzati a rimanere in Belgio per più di 3 mesi, di aver prodotto molte fatture false, ma anche di aver falsificato numerosi documenti, sia contratti, sia dei formulari da cui emergeva che gli autisti erano al primo giorno di attività e che quindi erano dispensati dall’obbligo di presentare i tempi di guida.