Avete presente il ricorso alla Consulta presentato dal Tribunale di Lucca rispetto alla legittimità costituzionale dell’art. 83 bis? In effetti il ricorso lo conoscono tutti, mentre la vicenda sottoposta a giudizio del Tribunale e dalla quale poi è sorto il dubbio dell’incostituzionalità dell’art. 83 bis è nota a pochi. Di fatto ruota intorno alla Cooperativa Lucchese Autotrasportatoti (Co.L.A.) che in queste ore sta letteralmente esplodendo, con l’accusa in capo a 11 persone di bancarotta fraudolenta per un buco di 5,3 milioni di euro. A far degenerare la vicenda era stata la crescente incapacità dell’azienda di restituire diversi finanziamenti concessi da alcune banche del territorio. Gli accusati si difendono sostenendo che in realtà la massa debitoria emersa sarebbe potuta tranquillamente essere compensata dall’incasso di una serie di crediti vantati verso la committenza. Crediti quantificati in circa 6 milioni. Perché non sono stati incassati? E qui sta il punto. La Co.L.A. ha cercato di incamerarli in tutti i modi, fino a quando ha richiesto al Tribunale di Lucca un decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo per costringere un committente a versare ciò che la legge sui costi minimi lo obbligava a pagare.
Ma purtroppo per lei questa strada è stata deleteria. Se infatti di per sé il ricorso alla Corte Costituzionale, presentato dal Tribunale con ordinanza del 12 febbraio 2013, ha congelato la causa in corso, anche le altre instaurate nei mesi precedenti si sono arenate. E l’attesa è stata lunga, anche perché la Corte Costituzionale per pronunciarsi attendeva la Corte di Giustizia europea, la cui sentenza è giunta ai primi di settembre 2014.
Sono i tempi della giustizia, certo, ma sono sicuramente troppo lunghi per chi fa attività di impresa. Così quando arriverà il verdetto della Corte, la CoLA sarà già scomparsa da un pezzo.