Era nell’aria da circa un anno e adesso si è definitivamente messo nero su bianco l’accordo, per firmarlo poi il prossimo gennaio 2018. API (Anonima Petroli Italiana) acquista per più di 450 milioni di euro il 100% della joint venture TotalErg, di cui il 51% detenuto da Erg, pagando in cambio 273 milioni, e il resto da Total Marketing Services.
Un investimento importante, decisamente strategico per il gruppo API IP, che adesso potrà contare su una capacità di raffinazione di circa 6 milioni di tonnellate di petrolio all’anno e su una catena di distribuzione decisamente più allargata, forte di oltre 5.000 punti vendita (2.561 di nuovo ingresso), molti di più rispetto a quelli di Eni (che sono 4.420), di Q8 (3.200) e di Esso (2.500). Eni però rimane in testa rispetto al venduto complessivo.
Oltre alle quasi 2.600 stazioni di rifornimento attualmente “marchiate” TotalErg, che da domani cambieranno insegna, API IP porta a casa anche il polo logistico di Roma e il 25,16% della raffineria di Trecate (Novara). Anzi, a questo proposito la società vedrà più che raddoppiare i ricavi relativi alla raffinazione (gestita anche tramite l’impianto di Falconara), che schizza dai 2,3 miliardi del 2016 ai potenziali 6 miliardi attuali. In termini di penetrazione sul mercato della distribuzione carburante il gruppo API IP raddoppia l’attuale 8% di quota portandolo a circa un 16%.
L’operazione per chi viaggia e trasporta lascerà segni evidenti. Innanzi tutto non si vedranno più lungo la strada le insegne TotalErg, che di fatto scompare dal mercato, visto che già un anno fa aveva ceduto a UGI Italia la costola attiva nella vendita del GPL, vale a dire Totalgaz Italia, mentre nello scorso agosto era stata la volta della controllata Restiani al fondo Ambienta e ad Aber. Per chiudere definitivamente la partita mancherebbe anche la scissione della divisione Lubrificanti a favore di Total Italia.
Al contrario si vedranno letteralmente esplodere i punti vendita API, che diventeranno anzi quelli più diffusi e quindi visibili.
La fine della joint venture tra il colosso francese e la società delle famiglie Garrone e Mondini segna anche la fine di un’epoca durata praticamente ottant’anni: tanti infatti erano stati quelli in cui queste autentiche dinastie avevano operato all’interno del settore petrolifero. A quanto si sa abbandonano il mercato, per investire però in quello attiguo delle energie rinnovabili. Si rafforza invece il ruolo dell’altra famiglia petrolifera italiana, quella che nel 1933 aveva dato vita alla società e che ancora oggi esprime il presidente nella persona di Ugo Brachetti Peretti.
Su tutta l’operazione, ovviamente, una volta formalizzata, dovrà esprimere il proprio assenso anche l’autorità Antitrust.