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Camion-pirata sulla A4: l’autista resta in galera e rischia 18 anni

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Duplice omicidio stradale, guida in stato di ebbrezza e omissione di soccorso. Sono i reati di cui dovrà rispondere Emil Volfe, l’autista slovacco di 63 anni che venerdì notte, in stato di completa ubriachezza, ha provocato tre incidenti e ucciso due persone sulla A4 Torino-Milano, nei pressi di Villarboit, alla barriera di Rondissone (ne avevamo dato notizia a questo link). I due morti sono Nora Rharif, trent’anni, e suo marito Mostafa El Chouifi, un artigiano marocchino 39enne, la cui auto è stata speronata dal Tir mentre era ferma al casello. Dei tre bimbi che viaggiavano con loro due sono fuori pericolo, mentre la neonata di appena 18 mesi è in condizioni critiche.

Appena uscito dall’ospedale di Novara, dove era stato trasportato perché a rischio di coma etilico, Volfe è stato trasferito in carcere a Vercelli, dove il fermo è stato confermato, ed è a disposizione del procuratore capo di Ivrea, Giuseppe Ferrando. Durante l’interrogatorio si è avvalso della facoltà di non rispondere. Per i reati di cui è accusato, il camionista rischia fino a 18 anni di galera. Il tasso alcolemico accertato è stato di 2 grammi per litro di sangue.

Nella cabina del camion sono state trovate bottiglie vuote di gin, lattine di birra, cartocci di vino: alcolici acquistati strada facendo che il camionista avrebbe bevuto nel tratto compreso tra Bardonecchia e Torino. In poco più di due giorni il camionista ha percorso oltre 1.300 chilometri e ne avrebbe dovuti fare ancora 400, per fermarsi fino a lunedì. Era partito il 21 settembre da Southampton, in Gran Bretagna, per raggiungere Pordenone e scaricare la merce nei magazzini della B.T. Trasport, sede italiana dell’omonima ditta di Zvolen, in Slovacchia. La società dell’Est Europa è proprietaria del veicolo pesante e Emil Volfe vi lavora da più di dieci anni. La B.T. Trasport ha affermato: “Siamo costernati, ma anche increduli”.

Secondo il presidente di Conftrasporto, Paolo Uggè, “questa tragedia è la conseguenza di inadeguate forme di controllo, che vanno decisamente potenziate con un incremento delle pattuglie dedicate. Ma soprattutto è frutto di una concorrenza distorta che parte dai salari, passa attraverso la formazione, e che riversa sulle strade italiane fra i 30 e i 40mila Tir condotti da autisti dell’Est spesso sottopagati e discutibilmente selezionati”.

“Come può un’impresa che ha un costo anche di 298 euro al mese per autista – si interroga ancora Uggè – assicurarne la professionalità e garantire la sicurezza di circolazione, quando in Italia un conducente costa all’impresa fra i 3 mila e i 4mila euro al mese? È chiaro che c’è una sperequazione. Uno squilibrio che si traduce da un lato in un regime di concorrenza sleale e in un’invasione di mezzi dai Paesi dell’Est , dall’altro in un innalzamento esponenziale del rischio per coloro che viaggiano sulle nostre strade. Se ci aggiungiamo, tanto per fare un esempio, che, in caso di ritiro della patente il conducente riesce a ottenerne una nuova a fronte di una denuncia per smarrimento nel proprio Paese…”.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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