Le più importanti compagnie petrolifere italiane avrebbero creato un cartello sul valore della componente bio che, dal 2006 è obbligatorio aggiunge al gasolio, determinando lo stesso prezzo per il carburante con l’aggiunta green. È quanto è emerso da un’istruttoria che il Garante per la Concorrenza ha avviato dal 2020 su una segnalazione anonima arrivata attraverso una piattaforma ad hoc nei confronti di di Eni, Esso, Ip, Iplom, Q8, Saras e Tamoil (per quest’ultima anche con riferimento alle condotte di Repsol, ora da essa acquisita).
L’Antitrust, guidato da Roberto Rustichelli, ha accertato – si legge in una nota – un’intesa restrittiva della concorrenza nella vendita del carburante per autotrazione per tutte le parti, fatta eccezione per Iplom e Repsol. Per questo motivo ha sanzionato le società per un totale complessivo di 936.659.087 euro. In dettaglio ha sanzionato Eni per 336.214.660 euro, Esso per 129.363.561 euro, Ip per 163.669.804 euro, Q8 per 172.592.363 euro, Saras per 43.788.944 euro e Tamoil per 91.029.755 euro.
L’istruttoria dell’Antitrust avrebbe accertato che Eni, Esso, Ip, Q8, Saras e Tamoil si sarebbero coordinate per determinare il valore della componente bio inserita nel prezzo del carburante. Il cartello avrebbe avuto inizio il 1° gennaio 2020 e si sarebbe protratto fino al 30 giugno 2023. Il valore di questa importante componente del prezzo è passato da circa 20€/mc del 2019 a circa 60 €/mc del 2023. «L’attività istruttoria – si legge nel provvedimento – ha confermato che, a fine 2019, in concomitanza con l’incremento dell’obbligo di immissione di biocarburanti e del costo delle relative materie prime, in luogo di procedere ciascuna ad autonome modifiche del valore della componente bio richiesta ai clienti, le Parti hanno concertato dapprima l’applicazione per il primo trimestre del 2020 di un medesimo valore di tale componente (26€/mc), nonché successivamente gli aumenti della stessa, tendenzialmente contestuali e di analoga entità, per un periodo di oltre tre anni».
Secondo l’Antitrust le compagnie avrebbero attuato contestuali aumenti di prezzo attraverso uno scambio costante delle informazioni, anche usando le comunicazioni del valore puntuale della componente bio pubblicati in numerosi articoli su Staffetta Quotidiana, noto quotidiano di settore, che il Garante ha esaminato nel corso dell’istruttoria.