Proteggere l’immagine del made in Italy anche attraverso una maggiore attenzione al trasporto dei prodotti agricoli. È questa l’intenzione del ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Gian Marco Centinaio, da noi interpellato sulla logistica del vino e dell’olio, tema dello Speciale di Uomini e Trasporti – Quando il trasporto è D.O.C. – allegato al numero di aprile e presentato in occasione di Vinitaly a Verona presso lo spazio CIA. «Stiamo ragionando – dice il ministro – su come affrontare nel migliore dei modi la questione riguardante il trasporto e tutti gli attori coinvolti hanno le medesime esigenze: fornire un servizio di qualità. È per questo che raccoglieremo le esperienze del settore vitivinicolo e olivicolo e cercheremo di capire quali step adottare».
Vino e olio rappresentano prodotti d’eccellenza per l’agrifood italiano, voci importanti per l’export. Eppure, per entrambi manca una normativa specifica che ne disciplini il trasporto. Sappiamo che alte temperature o oscillazioni ripetute possono alterarne le caratteristiche. Non crede che l’arrivo di un prodotto deteriorato sulle tavole possa compromettere l’immagine di tutta la filiera e del brand Italia?
L’immagine della filiera e del brand Italia dipende dalla qualità del prodotto, dall’eccellenza e dal suo valore aggiunto. Stiamo ragionando su come affrontare nel migliore dei modi la questione riguardante il trasporto, tutti gli attori coinvolti hanno le medesime esigenze: fornire un servizio di qualità ed è per questo che raccoglieremo le esperienze del settore vitivinicolo e olivicolo e cercheremo di capire quali step adottare.
Il mercato della logistica, pur in assenza di regole, sta cercando soluzioni per ovviare a questi problemi legati alla qualità di vino e olio. Ma rimangono sacche di criticità, in particolare nelle consegne dell’ultimo miglio o nei lunghi viaggi intercontinentali. Secondo lei è possibile intervenire, anche solo rendendo obbligatoria un’indicazione precisa sulle condizioni di trasporto sull’etichetta?
La fase logistica oggi è cruciale. Come ministero siamo pronti ad approfondire la questione. I nostri produttori agroalimentari sviluppano eccellenze riconosciute in tutto il mondo, ma se nel trasporto subiscono danni, soprattutto se non visibili, rischiamo di rovinare la nostra reputazione. Le tecnologie in questo possono aiutare. Ci sono soluzioni innovative che già oggi prefigurano prospettive interessanti per garantire al consumatore che il prodotto acquistato non abbia subito alterazioni da “viaggio”.
La certificazione legata alle denominazioni d’origine segue tutta la filiera fino all’imbottigliamento, tagliando fuori però la distribuzione che porta i prodotti sulle tavole. Non crede che un monitoraggio anche su questa fase garantirebbe livelli di qualità superiori?
L’idea è giusta, bisogna però studiarne in concreto la fattibilità. Ogni catena di distribuzione ha una sua modalità di trattamento dei prodotti e uniformare non è semplice. La legge oggi certifica che quel prodotto Dop o Igp segua le regole che garantiscono la qualità prevista dai disciplinari. È un valore che dobbiamo preservare. Il controllo della fase distributiva (per esempio della catena del freddo) e della shelf-life di un alimento, intesa come il periodo durante il quale un qualsiasi prodotto può essere tenuto presso un punto vendita al dettaglio, senza che ne vengano alterate le qualità e senza dover ricorrere a particolari accorgimenti per prolungarne la conservazione, sono fondamentali per assicurare al consumatore un prodotto sano e di qualità. Per questo però entrano in gioco diverse competenze e diversi enti.
Nel 2018 si è registrato un calo dell’export agricolo. Qualcuno dà la colpa di questa flessione alla logistica italiana, considerata inadeguata e lenta. Lei è d’accordo?
Nel 2018 tra gelate e siccità abbiamo subito un rallentamento non solo delle esportazioni agricole, ma della stessa produzione. Dobbiamo fare i conti con gli effetti del cambiamento climatico e promuovere filiere più sostenibili. In questo aspetto, la logistica assume un ruolo molto rilevante. L’Italia sconta una mancanza di piattaforme all’estero che sappiano essere all’altezza dell’esigenza di made in Italy che c’è nel mondo. Possiamo migliorare in molti aspetti e questa è una delle tematiche che dovremo affrontare con tutto il sistema agroalimentare. Perché siamo bravissimi a produrre cibi e vini di qualità, ma se non riusciamo a farli arrivare sulle tavole di tutto il mondo perdiamo un’occasione unica di sviluppo.