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Clini: «2,27 miliardi di risparmio allargando l’offerta ferroviaria con l’utilizzo dei terminal sparsi sul territorio»

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Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, e il direttore della divisione Cargo di Trenitalia, Mario Castaldo, hanno siglato un accordo definito il Patto di Milano. Il Patto muove da una proposta della stesso ministro, formulata nel corso del convegno «Il trasporto modale sui grandi assi di scorrimento», finalizzata a misurare le conseguenze positive che potrebbero essere generate da una diffusione più capillare dei trasporti ferroviari e dal rendere più efficiente l’intera catena logistica nazionale porti-territorio.
«Se riusciamo concretamente a sperimentare – ha sostenuto Clini – una collaborazione tra imprese degli autotrasportatori ed imprese del trasporto su ferro per creare una sinergia vantaggiosa sia dal punto di vista economico che ambientale tra offerta dei trasporti su gomma e offerta dei trasporti su ferrovia delle merci, credo che avremmo fatto un passo avanti per liberare anche il nostro Paese, e in particolare la Pianura Padana, dal vincolo rappresentato oggi dagli assi stradali intasati e congestionati».
Le osservazioni del ministro partono dall’analisi della situazione attuale emersa in uno studio presentato nel corso del convegno e sviluppato dal ministero dell’Ambiente in collaborazione con l’Autorità portuale di Trieste e la società di logistica Alpe Adria, da cui emerge che la ripartizione strada/ferrovia è pari al 94 per cento per la strada ed al 6 per cento per la ferrovia, mentre la somma totale del movimentato alternativo alla strada, cioè ferrovia più cabotaggio più idrovia, nel complesso raggiunge una quota del 13 per cento. Il volume del trasportato annuo interno, pari a 1.495,78 milioni di tonnellate (dato riferito al 2008, l’ultimo anno prima della crisi) o, in percorrenze medie, a 165,38 miliardi di tonn/km, produce costi esterni per 5,79 miliardi di euro; se tale volume viaggiasse via ferrovia, produrrebbe costi esterni per un valore 2,48 miliardi, con un risparmio ambientale del 57 per cento.
Scendendo nel dettaglio l’area a più alta intensità di traffico risulta il Nord-Est, con 532 milioni di tonnellate in uscita e 527 milioni di tonnellate in entrata. L’area in cui si riscontra il maggior chilometraggio medio è invece il Sud, con 149,7 km medi in entrata e 165 km in uscita.
In sintesi, il risparmio indicato sarebbe generato dal ripartire i flussi in modo più equo e questo scopo sarebbe possibile utilizzare in modo più efficiente il patrimonio di infrastrutture esistente, come le ferrovie e i terminal intermodali. Perché sfruttando questi terminal e questi binari, molto diffusi sul territorio, si potrebbe raggiungere anche l’obiettivo di favorire le imprese ferroviarie e gli operatori logistici, che sarebbero in condizione di proporre servizi competitivi e sostenibili.
Non solo. Perché in questo modo si andrebbe a stabilire una collaborazione costruttiva tra le aziende dell’autotrasporto, che da questo rapporto collaborativo, basato anche sulla creazione di autostrade viaggianti sulle lunghe tratte, finirebbero per trarne vantaggio, potendosi concentrare sulla distribuzione finale e potendo lavorare su strade meno intasate.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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