Chi è titolare di licenze e di autorizzazioni ai servizi postali a inizio anno deve pagare il contributo annuale. Quest’anno qualcosa è cambiato. Qualche giorno fa sul sito del ministero dello Sviluppo Economico, competente in materia, è comparso un comunicato con cui si avvertiva che, essendo in corso di emanazione il decreto interministeriale di rivalutazione biennale dei contributi dovuti per gli anni 2016 e 2017 per l’istruttoria e per il controllo e la verifica della permanenza dei requisiti da parte degli operatori postali, era meglio non versare alcun contributo.
In realtà, in pentola sta bollendo una questione più grande. L’Autorità garante per le comunicazione (AGCOM), insieme al ministero dello Sviluppo Economico, ha espresso l’intenzione – con deliberazione n.129/15 – di assimilare al servizio postale le attività svolte dalle imprese di autotrasporto, spedizione e logistica per quanto riguarda alcuni obblighi. È il caso, per esempio, della tenuta della contabilità separata, dell’adozione di una Carta dei Servizi, del possesso del codice Ateco di operatore postale, nonché il pagamento di contributi sia all’Autorità che al ministero.
Contro questa decisione hanno presentato ricorso al TAR Confetra insieme a Fedespedi, Fedit, Alsea e Anita. Lo scorso 27 gennaio si è svolta l’udienza, anche se per ora non ha comportato ancora un passo in avanti. Le parti, infatti, hanno avanzato richieste diverse. Confetra e le altre associazioni di trasportatori e spedizionieri, hanno chiesto al tribunale amministrativo di arrivare a sentenza, pubblicando il relativo dispositivo.
L’AGCOM, invece, ha chiesto al TAR di sospendere il giudizio per attendere il pronunciamento della Corte di Giustizia Europea alla quale un giudice austriaco ha posto una questione pregiudiziale relativa proprio alla definizione di «servizio postale».
Nei prossimi giorni si conoscerà la decisione del TAR. Decisione che condizionerà ovviamente anche la quantificazione e il pagamento dei contributi per il servizio postale.