Tantissime imprese di autotrasporto, in questi ultimi giorni, aprendo la posta hanno trovato una sorpresa amara: la richiesta di un contributo da parte dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti. Richiesta onerosa, visto che ammonta a 0,2 per mille. E siccome è stata inviata alle aziende che hanno un fatturato superiore ai 30 milioni di euro, ciò significato che il contributo più basso richiesto è di almeno 6.000 euro. Mentre per chi fattura 50 milioni arriva anche a 10.000 euro.
Ma non si tratta soltanto di una questione monetaria. In realtà stiamo parlando di un contributo per un’Autorità che, rispetto all’autotrasporto, non ha nulla a che fare. Nel senso che si occupa di altro. E allora perché pagare? Ma soprattutto perché aggiungere alla quota annuale per l’Albo (vale a dire l’ente che regolamenta l’autotrasporto), a quella pagata all’Antitrust e a quella versata all’AGCOM (per chi si occupa di trasporti postali) anche questo contributo? Risposta – come cantava Bob Dylan – non c’è. Tant’è che, come giustamente ricordano in una lettera inviata dall’intero fronte associativo dell’autotrasporto (Anita, Unatras, Alleanza delle Cooperative e Fedit) al presidente del Consiglio Matteo Renzi e al ministro dei Trasporti Graziano Delrio, anche il precedente ministro Maurizio Lupi e il sottosegretario Umberto Del Basso De Caro si erano espressi – con note del maggio e del dicembre del 2014 – nel senso di escludere l’autotrasporto dal pagamento del contributo.
Ma allora che cosa è cambiato rispetto a quei pareri?
Senza considerare che ad aggravare il tutto su molte aziende già pesa come un macigno un altro contributo dal sapore inutile, quello per il Sistri. Che nel corso del mese di aprile deve essere versato ben due volte: a inizio mese rispetto al 2014 e a fine mese rispetto al 2015. Non bastava cotanto?
Come ci si può stupire che in un Paese come il nostro, tante imprese – per tagliare i costi del lavoro, ma anche per schivare questa corsa alla crescita impositiva – prendano la strada dell’estero? La lettera delle associazioni lo dice molto chiaramente: «La richiesta dell’Autorità dei Trasporti costituisce l’ennesima spinta che induce sempre più imprese a delocalizzare la propria attività in altri Paesi europei o a destrutturarsi». E tutto ciò non fa che «impoverire lo Stato e il nostro tessuto imprenditoriale e accentuano la polverizzazione del settore, che al contrario necessita di essere rinforzato».
Da qui la richiesta al governo di escludere le imprese di trasporto e logistica dal pagamento del contributo. Sarebbe un segnale importante di semplificazione e di sburocratizzazione. Non sufficiente a rimuovere il disagio di tante imprese, ma sicuramente necessario.
Anzi, se poi il governo volesse fare anche di più, in un impeto di concreta spending review potrebbe – come consigliava dal sito di Conftrasporto il presidente Paolo Uggè – «chiudere le Autorities. Enti inutili, costosi per le imprese e che spesso e volentieri si sovrappongono al Governo e al Parlamento sovrano». Secondo voi, qualcuno se ne accorgerebbe?
A proposito. A chi non lo ha ancora fatto e volesse trovare un momento di rivalsa contro queste richieste di contribuzione inutili, ricordiamo che Uomini e Trasporti sta promuovendo una Class Action per chiedere la restituzione dei contributi Sistri. Su questa pagina del sito trovate tutte le informazione utili.
Allegati
Per scaricare la lettera scritta dalle associazioni al governo clicca qui