«Per ora non ci sarà nessun muro al Brennero». È questo il messaggio rassicurante lanciato dai ministri degli Interni italiano e austriaco dopo una raggiunta intesa. Ma Confcommercio invita a non abbassare la guardia perché sono sempre possibili ripensamenti, così come esistono lungo i confini interni dell’Europa diversi controlli, peraltro anche di recente prorogati. La preoccupazione di Confcommercio deriva in particolare dalla conformazione del nostro paese, perimetrato a Nord dai valichi alpini. Da questi transitano ogni anno 200 milioni di tonnellate di merci, pari a 524 miliardi di euro. Ebbene, di questi il 60% transita proprio dai valichi austriaci, nell’80% dei casi con origine o destinazione in Italia e nel 20% con origine e destinazione estera. Se questo flusso rallenta, se impiega anche soltanto un’ora in più a essere movimentato è ovvio che si generano extracosti: oltre 170 milioni di euro/anno per l’autotrasporto e 203 milioni sul sistema produttivo. Complessivamente quindi oltre 370 milioni di euro/anno per ciascun ora di ulteriore attesa.
In più c’è da valutare l’impatto negativo che il tempo perso può determinare rispetto al ruolo logistico svolto dal paese: 1/3 degli interscambi con la Turchia, per esempio, transita dall’Italia e quando domani mattina ripartiranno i traffici commerciali con l’Iran si stima possano arrivare 90.000 camion e 3.000 treni soltanto attraverso l’Austria. Insomma, ai danni immediati bisogna aggiungere quelli in prospettiva. Un paese marginalizzato logisticamente, infatti, molto banalmente muove meno container. E – ricorda Confcommercio – soltanto dalla manipolazione successiva all’apertura di un container si generano 2.300 euro di valore aggiunto.
Ecco perché per tutelare la libera circolazione interna, Confcommercio chiede, a nome degli operatori logistici e delle imprese, decisioni vincolanti, non soggette a ripensamenti contingenti dei singoli Stati. Ma soprattutto chiede che i controlli condivisi sia il meno possibile invasivi sulla filiera logistica. Sarebbe sufficiente a questo scopo se fossero fatti laddove le merci devono comunque fermarsi, vale a dire nei nodi di scambio modale, e utilizzando il supporto di nuove e più efficienti tecnologie.