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Covid-19, autista segregato in quarantena in Ungheria nel suo camion

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La professione di camionista non è facile di per sé. E forse anche per questo in sempre meno vogliono praticarla. Ma in questo complicato frangente sta diventando veramente complicata, giungendo addirittura a contemplare situazioni che sembrano uscite da un film horror. L’ultimo episodio è accaduto in Ungheria, a Szombathely (circa 10 km oltre il confine con l’Austria), dove un camionista che lavora per la Aldieri Autotrasporti di Milano è stato costretto dalla polizia locale alla quarantena all’interno della cabina del suo veicolo.

Catalin Iftimia, autista romeno di 26 anni, avrebbe infatti dovuto prelevare un carico di materiale elettrico da portare in Italia, senonché, giunto davanti alla ditta di destinazione, è stato bloccato all’interno dell’abitacolo e costretto dalla polizia alla quarantena lì, parcheggiato a bordo strada. L’Aldieri possiede una flotta di una ventina di camion che viaggiano in Italia e in Europa, carichi solitamente di materiale tecnologico, ma negli ultimi tempi servendo anche ospedali, dalla Bergamasca fino allo Spallanzani di Roma dove l’altro giorno hanno trasportato un carico di lettini.

Contattato da “Il Giorno”, Catalin ha detto che sta bene, ma che se prova a spostarsi lo arresterebbero. La polizia gli ha ritirato i documenti, suoi e del camion, e promesso che gli faranno il tampone, anche se non si sa quando. Il giovane era entrato in Ungheria alle 2 di notte di ieri, dopo aver fatto una coda di quasi 55 km: e gli avevano controllato la febbreverificato i documenti del mezzo e la bolla di carico e poi fatto passare senza problemi.

Arrivato in piena notte davanti all’azienda, si era messo a dormire, ma al risveglio la brutta sorpresa: una pattuglia della polizia ferma davanti al camion. «Mi hanno chiesto i documenti e ho cercato di spiegargli che ero appena arrivato e che mi avevano controllato, ma non c’è stato verso – ha detto Catalin – Hanno sequestrato il libretto del camion e pure il mezzo, dicendomi che per questioni sanitarie avrei dovuto fare la quarantena prima di poter circolare liberamente».

L’allucinante situazione – passare 14 giorni dentro al veicolo – è al limite della sopportazione umana, se si pensa che a Catalin è stato anche vietato dalla polizia locale di accettare l’offerta della ditta ungherese di spostare il mezzo nel piazzale interno e di utilizzare i loro servizi.

L’autista romeno non pare comunque preoccupato. Nell’intervista al quotidiano spiega che «ho subito chiamato il mio capo per spiegargli la situazione e cercare di trovare una soluzione, e anche la mia famiglia per dirgli che sto bene. Posso solo aspettare, mica voglio finire in carcere. Ma le scorte di cibo e acqua erano quelle per il viaggio».

È evidente che le misure di precauzione sono una cosa, la paranoia un’altra, e qui le autorità stanno in qualche modo abusando. Peraltro, è plausibile che episodi del genere possano ripetersi, specie nei Paesi dell’Est dove l’atteggiamento di chiusura si prospetta molto rigido. Nel frattempo facciamo tutti il tifo per Catalin: anche a lui andrà tutto bene.

 

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