Tempi duri per le aree di servizio in autostrada. Tra il 2009 e il 2013 hanno visto calare i fatturati relativi all’erogazione dei carburanti del 35% e quelli relativi al ristoro del 15%, per poi subire un ulteriore calo del 2,8% nel primo semestre 2014. D’altra parte il traffico sulle autostrade nello stesso periodo è crollato mediamente del 9% e di conseguenza ha messo in crisi alcune singole realtà. In tutto per la precisione le aree (al giugno 2014) sono 469 e mediamente distano l’una dall’altra 29 km.
Domani questa situazione è destinata a cambiare e forse anche un po’ a peggiorare. Il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, di concerto con il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, ha infatti firmato un atto di indirizzo per individuare i criteri con cui elaborare un piano di ristrutturazione della rete di aree di servizio presenti in autostrada. Un atto che mira proprio a far fronte alla nuova situazione venutasi a fissare alcuni criteri che poi le singole Concessionarie autostradali dovranno tenere in considerazione per elaborare i propri piani di razionalizzazione.
Quali sono questi criteri? Il primo, finalizzato a tutelare l’utenza, è quello che prevede che la distanza tra un’area e l’altra non superi i 50 km. Il secondo è quello di contemplare, dove possibile, forme di accorpamento dei servizi. Inoltre, bisognerà tener conto delle suddivisione territoriale regionale, prevedere accordi fra le società concessionarie contigue per le autostrade interconnesse e implementare la segnaletica di rifornimento e servizio non oil in caso di dismissioni. Ma addirittura viene previsto anche che anche alcuni servizi possano subire un’automazione spinta, non soltanto rispetto all’erogazione del carburante, ma anche rispetto al ristoro. In pratica inserisce macchine distributrici al posto di trattorie e bar. Che brutta la crisi…