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Divieto settoriale austriaco: Anita chiede alla Ue la sospensiva

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Contravvenendo al parere contrario della Commissione Europea, l’Austria ha deciso di procedere con l’introduzione dal prossimo 1 novembre del divieto settoriale. Un provvedimento già ritenuto dalla Ue sproporzionato rispetto agli obiettivi di riduzione dell’inquinamento e identico ad altri due precedenti bocciati dalla Corte di Giustizia UE.

«È oltremodo preoccupante che un Paese europeo insista con l’introduzione di un divieto settoriale che viola i principi di libera circolazione delle merci, oltretutto a seguito di ripetute bocciature da parte della Corte di Giustizia UE, e cerchi di creare dei vantaggi competitivi alle imprese locali esonerandole dal divieto settoriale» ha dichiarato Thomas Baumgartner, presidente di Anita.

La Commissione Europea aveva suggerito all’Austria misure sostitutive del divieto settoriale che puntavano a scoraggiare il traffico dei veicoli più inquinanti attraverso un possibile divieto anticipato per i veicoli Euro3 o una diminuzione della velocità massima per le auto dagli attuali 100 agli 80 km/h. La nuova versione del divieto austriaco invece tiene conto solo in parte dei rilievi della Commissione UE, escludendo per un periodo limitato i veicoli Euro6 al fine di diminuirne l’impatto negativo e senza anticipare il divieto per i veicoli più inquinanti.

Così la Camera di commercio di Bolzano, Unioncamere Veneto ed Emilia Romagna nel settembre scorso hanno inviato un esposto alla Commissione UE per chiedere l’abrogazione del divieto austriaco o comunque la sua disapplicazione. Mentre la  Commissione UE, ritenendo insufficienti le modifiche apportate dall’Austria al provvedimento, sta predisponendo il “parere motivato” che rappresenta l’ultimo passaggio prima del deferimento alla Corte di Giustizia.

Il presidente dell’Associazione confindustriale sollecita quindi che «in caso di deferimento venga richiesta la sospensiva del divieto, che entrerà in vigore il 1° novembre prossimo». Baumgartner poi ggiunge che «Anita è molto determinata nel contrastare il divieto settoriale poiché non si può tollerare un’imposizione che ostacola le esportazioni italiane di determinate merci e mette così a rischio l’attività di interi settori produttivi, provocando danni economici non recuperabili e che finirebbe per imporre una modalità di trasporto invece di lasciare agli operatori la scelta di quella per loro più consona».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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