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Ecco dove la guida di camion è lavoro usurante e perché dovrebbe esserlo anche in Italia

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L’università italiana non sempre è rinchiusa in una cittadella d’avorio, distante anni luce dalla vita reale. Pensate che all’Università di Cagliari, nella Facoltà di Studi Umanistici, è stata assegnata una tesi in Psicologia dello Sviluppo e dei processi socio-lavorativi, il cui titolo era tutto un programma: «La qualità della vita lavorativa dei camionisti: tra passione, viaggi e nostalgia». Dove sorge il motivo di interesse? Essenzialmente nella stesura realizzata da Alessandra Steri, di Sardara (Medio Campidano) che ha spiegato in maniera puntuale e con supporti scientifici il perché «Guidare ogni giorno un mezzo pesante, affrontare il traffico e condizioni meteorologiche di ogni genere è un compito molto meno semplice di quello che possa sembrare». La giovane dottoressa ha effettuato in particolare un’analisi di tutti quei fattori che possono andare a incidere sullo stress, come i rischi di incidenti, la stanchezza, la disattenzione, le condizioni lavorative sfavorevoli, l’abuso di sostanze psicoattive, ecc.

Fatto sta che dallo spaccato che emerge dalla tesi viene fuori una categoria fortemente a rischio di patologie quali ipertensione, diabete, obesità e disturbi muscolo-scheletrici, ma anche – e soprattutto – esasperata dalle lancette di un orologio, con giornate caratterizzate da orari incerti e mai prestabiliti e dalla sensazione di dover correre contro il tempo per rispettare orari di carico e scarico. Al riguardo le conclusioni a cui giunge Alessandra Steri sono inequivocabili: un numero inferiore di norme in materia, una maggiore disponibilità di parcheggi, un maggiore rispetto da parte degli altri della propria professione, finirebbero per incidere positivamente sulla qualità della vita degli autisti.

Insomma, siamo davanti a una professione usurante, che adesso, con l’inserimento nell’Ape Social anche della categoria degli autisti di camion, per la prima volta, anche grazie alle tante iniziative condotte dal Driver Club e dal suo presidente Antonio Mollica, insieme al segretario provinciale di Taranto di Trasportounito, Biagio Provenzale, trova un pallido riconoscimento.

Ma come Alessandra Steri sottolinea già nelle premesse della sua tesi in altri paesi le cose vanno ben diversamente. E al riguardo ricorda che:
– la Grecia prevede un’età di pensionamento anticipato (60 anni) con trattamento previdenziale completo per i lavoratori impiegati per lunghi periodi di tempo in professioni usuranti;
– il Portogallo prevede un pensionamento anticipato per i lavoratori che svolgono mansioni pericolose o dannose per la salute (in questi casi si potrebbe andare in pensione anche a 55 anni);
– la Spagna prevede la possibilità per alcune categorie di lavoratori (toreri, impiegati nel settore del trasporto aereo, su strada e su ferrovia) di anticipare l’età pensionabile senza riduzione del trattamento  previdenziale;
– la Francia prevedeva, già negli Settanta, il pensionamento anticipato di diversi anni di lavoratori che svolgono mansioni usuranti.

Ma legislazioni analoghe ci sono pure in Belgio, Austria, Bulgaria, Cipro, Polonia ecc.

Perché questa disparità di trattamento? «Sembra – conclude Alessandra Steri – che questa categoria non riesca a far valere appieno i propri diritti» e magari chi ha il compito di emanare leggi in Italia non conosce affatto la professione.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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