Il conto alla rovescia è partito: DKV, dal secondo semestre 2017, avrà il suo box per pagare i pedaggi in Italia, andando così a offrire agli utenti delle autostrade una prima alternativa a Telepass. Non a tutti però. Soltanto ai “professionisti del trasporto”, che comunque tra veicoli leggeri (1,5 milioni) e pesanti (600 mila) raggiungono i 2,1 milioni di box.
Il box è già pronto e attualmente si stanno stringendo gli accordi con i diversi concessionari autostradali. Parallelamente si chiuderà la relazione con l’Albo degli autotrasportatori per quanto riguarda la quota di rimborsi dei pedaggi concessa al settore, quindi con la bella stagione partiranno i primi test sul campo, per poi entrare sul mercato, verosimilmente, il prossimo autunno.
Sembra un percorso facile, ma non lo è affatto. «Ci sono aspetti apparentemente banali – ci confessa Marco Berardelli, Country manager DKV Euroservice Italia – che però comportano non pochi oneri. Volete un esempio? Le corsie per il pagamento elettronico. Attualmente su queste corsie compare la scritta “Corsia riservata Telepass”. Domani, quella scritta andrà modificata per sostituirla con una più generica, del tipo “Veicoli con sistemi di pedaggio elettronico”. Perché in questo modo non soltanto potrà essere usata dagli attuali clienti Telepass e da domani da quelli DKV, ma anche da quelli di altri operatori che, seguendo la nostra scia, si decideranno a entrare nel mercato».
A quel punto DKV metterà in campo tutte le sinergie possibili per valorizzare il più possibile lo strumento, renderlo più utile, motivarne l’uso «Non è detto che quel mercato di 2,1 milioni di utenti sia saturo – afferma Berardelli – al contrario pensiamo che concedendo ai trasportatori di relazionarsi con un unico fornitore e interlocutore per i servizi di carburante e autostradali, di avere un’unica fattura e un servizio di reportistica che traccia in tempo reale le transazioni per entrambi i servizi e di beneficiare del mancato addebito Iva sui pedaggi (Reverse Charge), potremo conquistare al pedaggio elettronico nuove aziende». Senza considerare che DKV è un’azienda presente in 42 paesi, conta 125 mila clienti che le consentono di fatturare 5,8 miliardi di euro con un ritmo crescente anche in questi anni di crisi. Di conseguenza pure in termini finanziari e fideiussori potrebbe richiedere condizioni convenienti.
Prezzi al momento attuale non se ne fanno ma ciò che chiaro è l’approccio: per DKV è centrale generare valore aggiunto anche per il trasportatore. E al riguardo c’è un’altra visione di sviluppo dell’azienda: quella che conduce, a partire dal 2018, verso un unico box da utilizzare in almeno 9 paesi europei (Belgio, Germania, Francia , Austria e Polonia prima e poi Italia, Portogallo, Spagna e Ungheria). DKV ha dato vita a una joint venture con T-Systems International e Daimler per creare un prodotto sartoriale «in grado di vincere una sfida tecnica – sottolinea il manager DKV – integrando i sistemi di pedaggio basati su tecnologia a microonde e i sistemi GPS controllati via satellite». Non serve spiegare che questo box è tecnologicamente più complesso di quello da utilizzare soltanto in Italia e di conseguenza costa anche di più (circa 150 euro). Ecco perché, conclude Berardelli, «pensiamo che sia un inutile spreco consegnare a chi effettua soltanto viaggi nazionali un box utilizzabile in buona parte di Europa».