La polizia locale del Camposampierese ha fermato nella zona industriale di Arsego, a Padova, un camion di proprietà di un’azienda di autotrasporto del veronese, guidato da un autista tunisino, equipaggiato con un emulatore di adblue. Vale a dire con un congegno elettronico che invia alla centralina degli impulsi che servono a segnalare la presenza del liquido con cui si abbattono le emissioni inquinanti, anche se in realtà il veicolo ne è sprovvisto. I moderni veicoli euro 6, infatti, in mancanza di adblue subirebbero un taglio della coppia, come impongono le normative comunitarie. Con l’emulatore, invece, riescono a viaggiare lo stesso.
Il dispositivo, installato all’interno del vano in cui si trovano i fusibili, serve ovviamente a tagliare i costi (non particolarmente eccessivi, a dire il vero) derivanti dall’acquisto di ablue, ma ovviamente finisce per far tornare il camion a uno standard di emissioni pari a un euro 0.
Gli agenti hanno subito provveduto a sequestrare il camion, a ritirare la carta di circolazione e a consegnare all’autista una sanzione di 422 euro. Attenzione: all’autista, perché i titolari dell’azienda, contattati dalla polizia, sono caduti dalle nuvole e hanno riferito di aver acquistato il camion soltanto in tempi recenti e di averlo affidato all’autista tunisino che evidentemente aveva ben pensato di dotarsi dell’emulatore di adblue. Anche se sfugge il perché si sarebbe dovuto comportare in questo modo, visto che i vantaggi (il taglio dei costi) vanno a beneficio dell’azienda.
In ogni caso anche la stessa azienda subirà una sanzione per così dire indiretta, perché per rientrare in possesso del veicolo sequestrato dovrà portarlo da un elettrauto, far scollegare l’emulatore e far riavviare la centralina in maniera corretta, accertandosi che torni ad assorbire adblue. Se voi foste il titolare dell’officina quanto gli chiedereste per un intervento di questo tipo?