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Fermo e assistenzialismo: la doppia guerra di Improta

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La posizione del governo rispetto al fermo è nota. Da sempre. E il sottosegretario ai Trasporti Guido Improta non perde occasione per sottolinearla. Lo aveva fatto già in Commissione Trasporti della Camera, prima che il fermo proclamato da Trasportounito per lo scorso 28 maggio non venisse rinviato (causa terremoto) al prossimo 8 luglio. Ma lo ha fatto anche sabato scorso, 9 giugno, a Taormina, dove si svolgeva l’Assemblea di Anita: «il fermo è un atto ingiustificato che fa male all’Italia e agli imprenditori onesti». Anzi, di più: «è un’azione che reca vantaggi a chi opera border line e a chi vuole fare demagogia». Insomma, condanna piena del tipo di azione, a maggior ragione quando – ha aggiunto il sottosegretario – diventa violenta.  «Anche le situazioni più difficili non possono giustificare episodi come quelli a cui abbiamo assistito nei mesi scorsi».
E che la situazione sia effettivamente complicata Improta lo ha detto molto candidamente, prefigurando «mesi molto difficili». Ma è anche tempo, per il sottosegretario, «di guardare avanti», di provare pure per l’autotrasporto a cambiare rotta dando vita a una stagione di riforme, magari lasciandosi alle spalle quella logica dell’assistenzialismo, giudicata incapace di fornire «prospettive» al settore.
Quali saranno i pilastri su cui far poggiare tali riforme? Anita, dal canto suo, ha messo sul piatto alcune proposte, parlando di riduzione della pressione fiscale, di interventi sul costo del lavoro, di tavoli di confronto con la committenza, di risorse da rendere non soltanto selettive ma pure strutturali.
Il sottosegretario ha preso nota, ma almeno su quest’ultimo punto a Roma troverà terreno fertile. Rendere le risorse strutturali, seppure selettive, era stata anche la promessa con cui il viceministro Mario Ciaccia aveva sedato le preoccupazioni di Unatras rispetto alla spending review. A questo punto si potrebbe quasi quasi passare ai fatti.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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