Uno sconto sulla polizza RCA per tutti i veicoli pesanti che trasportano merci, fermi da settimane nei piazzali, e la sospensione del pagamento dei pedaggi autostradali fino alla fine dell’emergenza pandemia. Sono le richieste che due realtà importanti del mondo dell’autotrasporto, come Conftrasporto e Fiap (peraltro legate, nel senso che la seconda aderisce alla prima), pretendono a gran voce per poter affrontare la crisi di liquidità del settore, provocata dal forte ritardo nei pagamenti di buona parte della committenza e aggravata dai costi dei beni e servizi necessari a far viaggiare i camion.
La proposta della “rimodulazione” dei premi assicurativi per quei mezzi del trasporto merci che sono al momento bloccati da quasi due mesi nei piazzali, a causa del drastico calo dei consumi, è stata formalizzata dal vicepresidente di Fai-Confrasporto, Paolo Uggè, in una lettera all’Ania (Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici). Uggè spiega di aver «ricevuto recentemente numerosissime richieste di rivedere e rimodulare le attuali polizze RCA e altre polizze inerenti al trasporto delle merci». L’esigenza è quella di ridurre il più possibile i costi di esercizio – tra cui appunto quello delle assicurazioni, una delle voci fondamentali – garantendo così la «continuità operativa all’azienda in questo difficilissimo momento storico».

La richiesta di rimodulazione («se non di sconto») si basa appunto sul presupposto che «oggi molti veicoli sono letteralmente fermi nei piazzali e rimarranno fermi nel futuro prossimo, non incidendo quindi sulla rischiosità dell’attività coperta dalle polizze».
«Ciò detto – conclude il vicepresidente – sarebbe un segnale importante nei confronti dei nostri soci, che poi sono soprattutto vostri clienti, un’azione diretta di Ania nei confronti delle proprie associate per sensibilizzarle rispetto a possibili rivalutazioni dei premi, pur se in via transitoria, come d’altronde già fatto da talune compagnie assicurative, ma in modo limitato».
Per quanto invece attiene ai pedaggi autostradali la Fiap (Federazione italiana autotrasportatori professionali), anche in questo caso con una lettera a Fabrizio Palenzona, presidente di Aiscat (Associazione italiana società concessionarie autostrade e trafori), ha chiesto di sospendere i pagamenti sino alla fine dell’emergenza, «se non per un periodo maggiore».
Nel documento Massimo Bagnoli, presidente di Fiap, suggerisce che le somme non pagate vengano poi rimborsate dalle aziende di autotrasporto – principali clienti dei servizi offerti dai concessionari – in almeno sei rate, a partire da gennaio 2021.

«Sarebbe inoltre opportuno – aggiunge Bagnoli – considerare l’ipotesi di esonerare dal pagamento le imprese che trasportano apparecchiature sanitarie, per la sanificazione e ogni ulteriore merce connessa alla gestione dell’emergenza Covid-19, come avviene nel caso di utilizzo dell’infrastruttura da parte delle Forze dell’Ordine».
Il tema della liquidità delle imprese è emerso anche durante la riunione di alcuni giorni fa del Consiglio Nazionale Fiap. «Pur avendo constatato piccoli passi verso le esigenze delle imprese, come l’anticipazione del pagamento dei rimborsi dei pedaggi autostradali al 30 giugno nonché lo smobilizzo dei rimborsi sugli investimenti – ha commentato Alessandro Peron, direttore Fiap – è fondamentale che il Governo comprenda che il Decreto liquidità non è utilizzabile per le imprese di trasporto per le reali difficoltà di accesso al credito bancario. C’è perciò bisogno di altre misure che garantiscano un’immediata disponibilità di fonti finanziarie, come il rispetto dei tempi di pagamento delle fatture, l’immediata fruibilità del rimborso delle accise sul gasolio e la conferma della sospensione del pagamento dei contributi previdenziali per il settore fino alla fine del 2020».
«La mancanza di risposte efficaci rispetto alle evidenti criticità, soprattutto in tema di liquidità e di difficoltà di accesso al credito – ha infine commentato Silvio Faggi, segretario nazionale della Federazione – indirizzerà le imprese verso scelte e azioni assunte in piena autonomia, anche se indesiderate, che potrebbero ricomprendere atti di disobbedienza fiscale, sino alla scelta del fermo dei propri servizi con conseguente blocco degli approvvigionamenti».