Immaginate di leggere un lungo libro: quando si arriva al momento di voltare una pagina, non si dimentica tutto quanto si è letto fino a quel punto. Anzi, è proprio la memoria degli eventi appresi a rendere avvincente la scoperta di quelli successivi. Perché ogni pagina aggiunge dettagli, intrecci e nuove voci in grado di arricchire la storia. È esattamente quanto avvenuto al Conap, cooperativa di Fiorenzuola d’Arda (PC) con alle spalle una lunga storia, in corso da ben 63 anni, in cui si narra una vicenda fatta di trasporto, mutualità e professionalità. Senonché lo scorso 25 maggio anche questa realtà aggregativa ha voltato una pagina importante: dopo più di vent’anni di presidenza, Claudio Villa ha passato il testimone a Vincenzo Trombetta, assecondando la volontà della base sociale. Un avvicendamento, almeno in teoria, complicato, ma che invece a distanza di cinque mesi sta diventando una transizione consapevole e progressiva, in cui il nuovo è in grado di innestarsi sul solido patrimonio del passato. Un po’ come il contenuto delle pagine successive integra quello delle precedenti.
Due caratteri diversi, una stessa visione
Ogni cambio ai vertici genera timori, soprattutto quando tocca la governance. Eppure, nel caso di Conap, la diversità dei protagonisti è diventata una risorsa. Villa e Trombetta, infatti, sono due personalità opposte e complementari: il primo, manager strategico e lungimirante; il secondo, tecnico concreto e dotato di grande senso pratico. Trombetta stesso riconosce di essere «cresciuto professionalmente grazie a Villa», che lo ha spinto e sostenuto agli inizi.
La lezione è chiara: la differenza può unire, se diventa complementarità.
Saper parlare al piazzale: il linguaggio nuovo di Trombetta

Il tratto caratteriale distintivo del nuovo presidente del Conap è la modalità con cui approccia le relazioni, puntellandole di ascolto, di empatia, della capacità di parlare la stessa lingua degli autotrasportatori. Viene dal piazzale, come lui stesso sottolinea mentre ricorda quando, una trentina di anni fa, è stato anche lui autista e questa esperienza lo ha formato, gli ha fornito gli strumenti per comprendere meglio le esigenze di chi affronta ogni giorno la strada. Al tempo stesso, però, il giorno successivo all’elezione a presidente ha compreso di essere seduto su un ramo robusto che andava salvaguardato a tutti i costi. Ecco perché per prima cosa ha ribadito piena fiducia a Vania Dordoni in veste di direttrice generale e a Ernesto Devoti come direttore amministrativo, in modo da garantire stabilità e perfetta continuità con il passato. Al tempo stesso ha riconfermato a Claudio Villa il mandato a rappresentare Conap come presidente di Federtrasporti, per continuare ad assicurare la partecipazione attiva della cooperativa a un ente aggregativo di secondo livello. Perché è stata utile nelle pagine precedenti e potrebbe rivelarsi ancora tale in quelle successive.
Un gigante cooperativo da 30 milioni
Conap, come detto, è un ramo robusto. Lo dicono i numeri: il suo fatturato si aggira intorno ai 30 milioni di euro; 18 li genera il trasporto che nel 70% dei casi si fa carico di prodotti chimici, gli altri sono frutto di attività di supporto al trasporto gestite per lo più dalla filiale di Arluno, impegnata a fornire a chi opera nell’intermodale sia un sostegno negli hub ferroviari e nei porti, sia un servizio di deposito dei tank container offerto a corredo di quello di trasporto. E sempre ad Arluno opera una stazione di lavaggio certificata SQAS ed ETFCO, che è tra le poche autorizzate a trattare i prodotti chimici più complicati da bonificare.
Anche qui la lezione è evidente: le varie attività di una realtà aggregativa funzionano se diventano parte di un sistema integrato in cui i diversi pezzi si alimentano reciprocamente. E questa organizzazione serve a puntellare un’offerta di trasporto resa sempre più specializzata anche grazie all’opportunità di lavorare con multinazionali esigenti nelle richieste, ma istruttive nelle procedure. Concetto complicato? Claudio Villa lo esemplifica con un paio di ricordi. Il primo è riferito a quando, «qualche anno fa Conap lavorava per Esso Chimica seguendo standard e regole di sicurezza che sarebbero divenute obbligatorie per legge soltanto anni dopo. Il secondo ha il sapore di un orgoglio, perché fa riferimento a quando il Conap acquisì la certificazione ISO 9001: era la numero 32. «Una modesta cooperativa come noi – sottolinea Villa – e poi tutte grandi multinazionali».

Il lavoro c’è: servono più mezzi e più persone
Dietro a quel «noi», oggi, ci sono a Fiorenzuola una cinquantina di soci che fanno muovere circa 160 mezzi. In anni passati sono stati anche di più, ma poi il numero è stato frenato da qualche passaggio generazionale interrotto e dalla carenza degli autisti. E questo è stato un autentico cruccio in Conap. Il perché lo esprime senza mezzi termini Vania Dordoni: «Il lavoro non ci manca. Senza presunzione, mi sento di dire che domani mattina saremmo in grado di caricare almeno 80 macchine in più e, tra 15 giorni, anche 150. Il problema è che, almeno per ora, non le abbiamo a disposizione».
Già, «almeno per ora». Perché il primo obiettivo posto nel mirino dal nuovo corso della cooperativa è quello di trovarle quelle macchine. In che modo? Il primo è naturale: aprendo a nuovi soci. E qui in cinque mesi la presidenza di Trombetta è riuscita a muovere le acque. «Dall’estate in poi – racconta con orgoglio il neopresidente – sono entrati in cooperativa dieci soci». In qualche caso si tratta di padroncini, in altri di autisti che già lavorano per soci della cooperativa e che hanno deciso di fare un salto verso l’imprenditorialità. E poi diversi veicoli tenuti fermi si sono rimessi in moto. Com’è possibile? «Credo che molto dipenda dalla prossimità percepita — risponde Trombetta —. Perché se un socio sa che ha accanto una struttura che lo segue, lo ascolta e lo aiuta, alla fine si sente maggiormente parte di un gruppo e quindi acquisisce più motivazioni e stimoli».
Il trend è colto anche dal presidente del collegio sindacale, Pasquale Mancini, che sottolinea come «in anni passati si sia registrata qualche criticità per un calo di fatturato imposto dal ridimensionamento del parco veicolare. Oggi invece, guardando al 2026, è previsto l’ingresso di una ventina di macchine in più e quindi la potenzialità di incrementare il fatturato di circa 3 milioni di euro».
La fiducia generata dalla mutualità percepita



Tutto questo testimonia come dall’esterno Conap sia ora percepita, in particolare dai piccoli autotrasportatori, come un sostegno necessario con cui poter conservare un posto sul mercato. A motivare invece alcuni autisti della cooperativa ad accettare il rischio imprenditoriale è una forte dose di fiducia generata da una serie così lunga di sostegni e agevolazioni concrete da riuscire a render morbido questo salto.
«Da sempre il nostro approccio nella relazione socio-cooperativa è semplice – spiega il direttore amministrativo Ernesto Devoti – il primo si può concentrare sulla guida perché la seconda provvede a tutto, nel senso che non soltanto trova i viaggi, ma fornisce lo strumento finanziario per entrare nella disponibilità di un veicolo, trova l’assicurazione, cura la contabilità, prepara le dichiarazioni dei redditi di tutta la famiglia, provvede all’iscrizione all’albo e a recuperare i pedaggi autostradali e le accise del gasolio».
Tra tutti i sostegni forse il momento dell’acquisto di un trattore o di un semirimorchio esprime in maniera esemplare cosa significhi la mutualità applicata alla finanza. Perché in questo caso il veicolo è acquistato direttamente dalla cooperativa tramite un finanziamento a cinque anni, ma subito dopo girato al socio tramite un noleggio con patto di riscatto che comporta il versamento di una rata mensile per un numero di anni commisurati alla sua capacità di versarla (in genere sette). Villa traduce questo vantaggio tramite i numeri: «Un semirimorchio per trasportare prodotti chimici costa sui 130-140 mila euro; per acquistarlo Conap versa 30 mila euro all’anno per cinque anni, mentre il socio ne versa circa 10 mila all’anno in rate mensili». Per la cooperativa a rendere sostenibile questo meccanismo è la sua stessa solidità finanziaria e la sua patrimonalizzazione conquistata sia grazie alla proprietà dell’immobile che ospita la sede sociale, sia con la creazione di un fondo costruito tramite piccoli versamenti mensili dei soci.
ISO, SQAS, GMP+ ed EcoVadis: la qualità continua

Trombetta, convinto che l’organizzazione della cooperativa permetterebbe la gestione di un numero di mezzi molto superiore rispetto a quello attuale, si è dato all’interno il preciso obiettivo di «far crescere i soci di Conap migliorando la loro redditività ed incentivare l’incremento del loro parco veicolare». All’esterno, invece, Conap intende aumentare la collaborazione con le strutture associate a Federtrasporti e il suo presidente ritiene che «per crescere insieme occorra frequentarsi, ritrovarsi e partecipare alla vita sociale dell’ente aggregativo, nato proprio per unire le forze dei suoi associati e per tutelarne gli interessi creando un fronte unico».
Il nuovo corso non ha solo rafforzato l’organizzazione interna, ma ha accelerato anche sul fronte delle certificazioni.
Oltre alla storica ISO 9001 e alla SQAS, Conap ha ottenuto la GMP+ per il trasporto alimentare e la EcoVadis per la sostenibilità ambientale.
Segnali di un percorso coerente, che unisce tradizione e innovazione sotto la stessa bandiera: quella della qualità anche grazie al prezioso apporto del responsabile QHSE Mirco Consonni e di Valeria Alegre.
Crescere insieme: alleanze e cooperazione
Fin qui la gestione ordinaria di questi mesi, la modalità pratica con cui gestire nel modo migliore possibile l’avvicendamento. Ma nella visione di Conap c’è una prospettiva anche più lunga, alimentata dalla consapevolezza che in un mercato del trasporto merci sempre più concentrato, essere una solida cooperativa potrebbe costituire una condizione necessaria per stare sul mercato, ma non sufficiente. Per diventare ancora più competitivi serve una dimensione maggiore e per conquistarla si ritiene di dover battere quella strada – l’aggregazione – presente da sempre nel dna dell’azienda.
Ma il presidente di Conap ha anche una strategia operativa per solidificare questo fronte: «Sono convinto – spiega – che per rafforzare i vincoli e le relazioni fra centro e periferia possa essere opportuno prevedere, nella struttura organizzativa di Federtrasporti, che le cooperative e i consorzi di maggiori dimensioni (per esempio, quelli con un parco superiore a 100 veicoli) possano partecipare alle attività del Gruppo con più di un delegato». In più, sempre allo stesso scopo auspica che «la cooperativa di provenienza del nuovo presidente di Federtrasporti disponga, negli organi sociali delle società del Gruppo, un delegato ulteriore rispetto al presidente eletto». La ragione di tale richiesta è presto detta: «Il presidente di Federtrasporti – osserva Trombetta – è una figura super partes, è l’espressione di tutti i soci e in quanto tale non può essere il portavoce delle istanze e delle esigenze della sua cooperativa di provenienza, a maggior ragione se non la rappresenta come “legale rappresentante” ma come “delegato”». Insomma, la ricetta è chiara e ragionevole. Adesso, prima delle prossime elezioni previste per la primavera del 2026, andranno valutate e discusse così da continuare a raccontare questa lunga storia.


