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Governo-autotrasporto: trattativa possibilista… anche sul taglio dei rimborsi accise agli Euro3

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C’erano una volta gli autunni caldi. Adesso, in questi anni liquidi, sono diventati terribilmente bagnati. E l’acqua – come si sa – scivola, modifica, trasforma. Così, anche le trattative tra le parti sociali assumono un connotato fluido, al punto da trasformare in piccoli scogli aggirabili, anche quanto a prima vista appariva una montagna insormontabile. Osservato dallo spioncino, è questo il senso del confronto in corso tra la ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, e le associazioni dell’autotrasporto, che segnerà martedì 19 novembre un altro momento di discussione. Al di là del dettaglio, cioè, l’impressione che si ottiene dalle indiscrezioni trapelate è di una trattativa possibilista, non bloccata da pregiudiziali impossibili. Anche il taglio dei rimborsi sulle accise ai veicoli Euro 3, considerato sia dalle associazioni vicine agli artigiani sia dal governo come un punto fermo irremovibile, sembra assumere un carattere meno granitico, lasciando spazio alla volontà (o se preferite, alla fantasia) di trovare un compromesso utile a tutti. Quale potrebbe essere il compromesso?
Il ragionamento – lo riportiamo con parole nostre – è legato al momento di introduzione del taglio. La normativa predisposta dal governo per passare all’approvazione del Parlamento indica due anni – il 2020 e il 2021come data in cui termineranno, rispettivamente, i rimborsi per i veicoli Euro 3 e per quelli Euro 4. Ma un anno è lungo, parte a gennaio e termina a dicembre. La lettera attuale dell’art. 76 del disegno di legge di Bilancio presentato in Parlamento individua la fine dei rimborsi accise per gli Euro 3 al 1° marzo 2020, quella per gli Euro 4 al 1° gennaio 2021. È stato scritto marzo, ma se la misura scivolasse di qualche mese ancora (per esempio, da marzo a ottobre) l’autotrasportatore che dispone ancora di veicoli vetusti avrebbe un po’ di tempo in più per rinnovare il proprio parco, magari beneficiando delle attuali e delle future misure di incentivo (a quanto pare anche queste potrebbero godere di un rialzo in termini di stanziamento). Con questo escamotage le associazioni di categoria potrebbero dirsi soddisfatte e i conti del governo non subirebbero grossi scompensi.
Anche se, in materia, questa valutazione non è di pertinenza di chi guida il ministero di piazza di Porta Pia, ma di chi amministra quello dell’Economia e delle Finanze (e che poi è anche chi – il ministro Gualtieri – ha presentato il disegno di legge di Bilancio). Forse, proprio per questa ragione, la ministra ha pensato di prendersi qualche giorno di tempo tra il primo e il secondo incontro (da 14 al 19 novembre) per consultarsi con chi di dovere.

Altre due questioni su cui De Micheli è sembrata ben disposta sono quelle legate ai divieti austriaci e alla nuova normativa sugli appalti. Rispetto alla prima vi abbiamo già detto. Riguardo alla seconda, bisogna ricordare che il decreto fiscale collegato alla legge di Bilancio prevede un nuovo onere per il committente, applicabile a tutti gli appalti – compresi quelli che si consumano nell’arco di una giornata – e consistente nel versamento delle ritenute di lavoro dipendente da applicare ai lavoratori impiegati sia da appaltatori, sia da subappaltatori. Il tutto da effettuare dopo che costoro abbiano conteggiato e stanziato le relative risorse. 

La misura dovrebbe partire dal 1° gennaio 2020, ma da più parti si sono sollevate critiche rispetto alla sua applicazione pratica, tanto che la stessa ministra ha ricordato che l’autotrasporto «non è la prima categoria che mi chiede di valutare meglio questo aspetto». Ma soprattutto, anche rispetto a tale tematica, De Micheli ha espresso un atteggiamento liquido, spiegando che questo provvedimento, concepito «per fare del bene, può fare del male». Rischio che evidentemente nessuno intende correre, a maggior ragione suscitando malcontento.

Restano in ballo, infine, altri due aspetti, molto cari ad alcune associazioni: la ripubblicazione dei costi di esercizio e l’introduzione dell’indeducibilità delle fatture non pagate entro il termine che, per legge, non dovrebbe andare oltre i 60 giorni. Ma qui la discussione non richiede tanto una copertura finanziaria (visto che di fatto si tratta di azioni a costo zero), ma investe aspetti di opportunità. La committenza dei servizi di trasporto, infatti, ha sempre espresso convinto scetticismo rispetto a queste misure. Se vuol fare contento l’autotrasporto senza scontentare il mondo della produzione, quindi, la ministra dovrà giocare “acquaticamente” anche su questi punti, pescando un altro compromesso. In tanti scommettono sul fatto che ci riuscirà…

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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