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Guidare un camion è un lavoro usurante: il tema entra in Parlamento

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Quando va in pensione un autista di un camion? Rispondiamo prima con i fatti, poi con le speranze. Nei fatti a partire dal 1° gennaio 2016 gli autisti hanno l’opportunità eccezionale, riconosciuta a tutti i lavoratori del settore privato, di anticipare la pensione a 64 anni e 7 mesi. A questo scopo, però, devono aver raggiunto la cosiddetta “quota 96” entro il 2012 se si tratta di autisti maschi (vale a dire aver compiuto 60 anni e disporre di 36 anni di contributi oppure 61 anni e 35 di contributi) o, se si tratta di autiste,  devono aver raggiunto i 60 anni di età e i 20 anni di contributi.

Tale concessione – se così la si vuole chiamare – deriva dalla riforma Fornero del 2011, che proprio eccezionalmente dava la possibilità di andare in pensione all’età di 64 anni e non di 66. Ma siccome questa legge prevedeva un aggiornamento dell’età pensionabile in riferimento alla speranza di vita (che in pratica aumenta di tre mesi ogni anno), è salita prima nel 2015 a 64 anni e 3 mesi e adesso, dal 1° gennaio 2016, ha toccato la soglia ricordata dei 64 anni e 7 mesi.

Attenzione: parliamo di una concessione eccezionale. Così come è eccezionale la normativa che riguarda le professioni usuranti per le quali viene concesso uno sconto di tre anni per giungere alla pensione. A questo scopo, però, è necessario che le attività usuranti siano svolte al momento dell’accesso al pensionamento e che siano state svolte per almeno sette anni negli ultimi 10. Dal 2018, poi per il pensionamento anticipato bisognerà aver effettuato lavori usuranti per metà della vita lavorativa. L’autista di veicoli pesanti adibiti al trasporto delle merci, però, non rientra in questa categoria di lavoratori. Questa professione, cioè, al momento attuale non viene considerata usurante. Lo è quella di chi conduce veicoli pesanti che trasportano persone, ma per quelli che trasportano merci non vale la stessa cosa.

Una “svista” normativa alla quale stanno cercando di rimediare una serie di associazioni che hanno portato la questione fin dentro le aule parlamentari. Proprio alla antivigilia di Natale, infatti, in Senato è stata presentata l’iniziativa “Guidare il Tir è usurante”, promossa da Trasportounito e da Drive Club, ma sostenuta anche dalla presenza di rappresentanti di Confartigianato Trasporti e di organizzazioni sindacali del settore Automotive. E proprio in questa sede, i senatori Bartolomeo Pepe (Gruppo Grandi Autonomie e Libertà) e Michelino Davico (Moderati) hanno definito “inspiegabile” l’esclusione del lavoro di autista di veicoli industriali dall’elenco dei lavori usuranti e hanno annunciato la realizzazione di un disegno di legge finalizzato a tutelare la dignità del lavoro e i lavoratori della categoria.

Anche per Serenella Fucksia (M5S all’epoca dell’incontro, ma in seguitp espulsa dal movimento), quella del camionista è una professione da inserire immediatamente nell’elenco delle professioni usuranti, in virtù in particolare di quattro fattori: i tempi lavorativi; lo stress derivante da lavorare in un ambiente a rischio di incidenti; la postura ergonomica sfavorevole; l’alimentazione non corretta che favorisce l’insorgenza di patologie cardiovascolari e/o legate a disturbi del sonno.

Secondo la senatrice, il calcolo della legge Fornero basato come ricordato sulle quote andrebbe sostituito introducendo il principio del “discrimine di qualità” del lavoro: ciò consentirebbe di anticipare l’età pensionabile fino a un massimo di 10 anni, per effetto di un calcolo che tenga conto sia degli anni lavorativi dell’individuo che di un coefficiente di usura specifico per tipologia di mansione svolta.

Per il segretario generale di Trasportounito, Maurizio Longo, la condizione di lavoratore usurante del conducente deriva invece dalle condizioni di mercato, in cui la committenza esercita forti pressioni sulle aziende di autotrasporto per sollevarsi da responsabilità e pretendere però (pagando il meno possibile) consegne puntuali. Pressioni che poi finiscono per forza di cose per scaricarsi sulla strada.

A questo proposito Biagio Provenzale, di Trasportounito Taranto, ha replicato a chi in passato ha sostenuto che l’autista di camion non è un lavoro usurante se si rispettano le norme sui tempi di guida sottolineando come, chi ragiona in questo modo, non tiene conto dello scarso potere contrattuale delle imprese di autotrasporto nei confronti dei propri committenti ed equiparano il riposo effettuato in cabina e lo stress che scaturisce dalla probabilità di essere vittima di furti, rapine o danneggiamenti alla stregua di quello consumato presso la propria dimora. Ma soprattutto ha ricordato come un sistema infrastrutturale carente di servizi per l’autotrasporto e per i conducenti rende difficoltoso – se non impossibile – conciliare le esigenze espresse dalla filiera logistica e il rispetto dei tempi di guida e di riposo previsti dalla legge.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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