Cresce il consumo di HVO e l’Eni spinge sulle bioraffinerie puntando ad arrivare a 5 milioni di tonnellate di capacità in biocarburanti entro il 2030, a cui si aggiungeranno 2 milioni di tonnellate di Saf per l’aviazione. Tra settembre e novembre di quest’anno – fa sapere Eni interpellato da Uomini e Trasporti – le vendite di HVO nei 1.500 punti HVOlution della rete Enilive sono cresciute del 15% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Così gli investimenti del colosso guidato da Claudio Descalzi puntano ad allargare la base produttiva con l’apertura nel 2026 di una terza bioraffineria a Livorno, il potenziamento di Porto Marghera, a seguire l’avvio di due impianti in Malesia e Corea del Nord, mentre è stato avviato l’iter autorizzativo per la conversione bio della raffineria di Sannazzaro de’ Burgondi in provincia di Pavia e un quarto impianto per la produzione di biocarburanti dovrebbe nascere in Sicilia nel comune di Priolo (Siracusa).
La produzione attuale
L’Eni ha avviato la produzione di biocarburanti idrogenati HVO (Hydrotreated Vegetable Oil) ottenuti da materie prime biogeniche fin dal 2014 a Porto Marghera con il primo esempio di riconversione di una raffineria di petrolio in bioraffineria, seguita nel 2019 da quella di Gela. Oggi Enilive, la società di Eni dedicata alla bioraffinazione, alla produzione di biometano e alla distribuzione di tutti i vettori energetici per la mobilità, anche attraverso le circa 5.300 Enilive Station in Europa, è in grado di produrre 1,65 milioni di tonnellate all’anno di carburanti bio. Da fine 2022 è stato definitivamente escluso l’olio di palma come carica alle bioraffinerie di Venezia (400mila tonn/anno) e di Gela (capacità 736 mila tonn/anno): entrambi i siti industriali sono oggi alimentati prevalentemente da materie prime di scarto, come oli esausti da cucina, grassi animali e residui dell’industria agroalimentare per la produzione di HVO diesel, bio-GPL, di SAF e di bio-nafta. A queste si affianca anche una bioraffineria negli Stati Uniti: la SBR di Chalmette (Louisiana), in joint venture con PBF Energy con una capacità in quota Enilive di 550mila tonnellate all’anno.
Progetti in cantiere
Entro il 2026 saranno completati i lavori per la conversione in bioraffineria della raffineria di Livorno (500mila tonn/anno), mentre l’aumento di capacità della bioraffineria di Venezia a 600mila tonn/anno è prevista nel 2027. Le bioraffinerie in fase di sviluppo in Malesia e Corea del Sud avranno rispettivamente una capacità di 650mila e 400mila tonn/anno, e quelle previste a Sannazzaro de’ Burgondi (Pv) e a Priolo (Siracusa) avranno una capacità di 550mila e 500mila tonn/anno.
Biocarburanti strategici per la decarbonizzazione
“La decarbonizzazione del settore dei trasporti – sottolinea Eni – può essere raggiunta con successo se si utilizzano, secondo il principio della neutralità tecnologica tutte le soluzioni e i vettori energetici disponibili. Tra questi vettori energetici, i biocarburanti HVO (Hydrotreated Vegetable Oil, olio vegetale idrogenato) hanno un ruolo fondamentale perché possono dare un contributo immediato alla riduzione delle emissioni (calcolate lungo l’intera catena del valore) del settore dei trasporti in quanto già oggi sono disponibili e utilizzano le infrastrutture esistenti”.


