La notizia del rinvio a giudizio dei vertici della Di Nino Trasporti di Pratola Peligna (Aq) e di altre sette maestranze ha suscitato parecchio scalpore. Al punto che i titolari della stessa società abruzzese hanno diffuso un comunicato in cui si dicono sereni e certi di poter «continuare a provare la nostra totale estraneità alle infamanti accuse mosse da personaggi il cui valore morale e la cui condotta anche penale è discutibile e degna di essere stigmatizzata».
Il comunicato riferisce che gli accusatori in realtà «sono stati animati da un unico spirito di rivalsa per essere stati tutti licenziati e per aver perso sia in primo che in secondo grado le vertenze di lavoro». In più, la nota della Di Nino aggiunge che a loro carico esistono già alcuni precedenti. Per la precisione si riferisce della condanna di uno degli accusatori, avvenuta due mesi fa da parte del Tribunale di Modena, «per essersi appropriato del carburante di proprietà della nostra Società vendendoselo a estranei di nazionalità estera». Per un altro – prosegue il comunicato – «pende dinanzi al Tribunale di Sulmona un processo per calunnia per averci falsamente accusato di fatti mai accaduti». Un terzo, èstato «rinviato a giudizio per averci minacciato».