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Indagine Confetra: bene l’autotrasporto, benissimo i corrieri espresso, ma il 2007 è lontano

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Il trasporto merci in Italia si sta riprendendo dalla brutta influenza che lo aveva colpito negli anni passati. I segnali di miglioramento registrati nel 2014 sembrano confermati anche nel 2015. Zoppica soltanto il transhipment (che perde il 10%), mentre tutto il resto cresce. Sono i risultati dell’indagine sull’andamento del mercato del trasporto merci italiano pubblicati in questi giorni da Confetra. Lusinghieri appaiono anche i dati relativi al cargo ferroviario (+2,6%) e ancora di più del trasporto merci su strada. L’autotrasporto nazionale, infatti, cresce del 3%, mentre l’internazionale aumenta del 2,7%, ma la cosa interessante è che per la prima volta i fatturati relativi a questi comparti crescono più dei viaggi, per la precisione del 3,2% nel nazionale e del 3% nell’internazionale, segno che è in corso anche un recupero del margine operativo. Da segnalare pure la conferma dell’impennata del settore dei trasporti espresso (Express Courier), che fanno segnare un +8%, spinti in particolare dalla sempre maggiore espansione del commercio elettronico, che sostiene il decollo anche del cargo aere (+ 5,1%).

Ma che l’autotrasporto merci vada bene lo si capisce anche da altri fattori, primo tra tutti l’aumento del traffico autostradale cresciuto del 3,3% e quello dei transiti nei valichi alpini aumentati mediamente del 2,5%, anche se i picchi maggiori vengono dal Brennero (+3,8%) e dal Monte Bianco (+3,5%). Cosa che dovrebbe aiutare a comprendere il perché alcuni associazioni di categoria si lamentano delle iniziative dell’Austria di ripristinare i controlli lungo questo valico. «Il flusso dei veicoli che attraversano quotidianamente l’asse del Brennero è tale – ha dichiarato Thomas Baumgartner, presidente di Anita – che l’attività di controllo comporterà inevitabili tempi di attesa. Un camion fermo costa all’azienda circa 60 euro l’ora, quindi, con un ritardo di sole due ore possiamo supporre un aumento dei noli del 10% che ricadrà senza dubbio sui costi e, quindi, sui prezzi dei prodotti e, di conseguenza, sul consumatore finale».

Altri segnali positivi giungono dalla diminuzione del prezzo del gasolio per autotrazione (-12,7% in tassi tendenziali), confermata poi nei primi mesi del 2016, anche dalla ripresa delle immatricolazioni di veicoli pesanti in Italia (+20,4% rispetto al 2014).

Non ci sono state invece particolari evoluzioni rispetto alle sofferenze bancarie delle imprese del settore “trasporto e magazzinaggio”, che rimangono sui 3.877 milioni di euro, praticamente in linea rispetto all’anno precedente. Quindi, non va meglio, ma neppure peggio.

Lo stesso studio, infine, precisa due elementi che possono frenare in qualche modo l’entusiasmo. È vero infatti che tutte le modalità del trasporto fanno registrare incrementi, ma se i dati di oggi si mettono in comparazione con quelli del 2007, tutti, fatta eccezione del cargo aereo, rimangono sotto. Con questi valori: fatto 100 il fatturato di allora, l’autotrasporto è all’87%, mentre la ferrovia al 60%.

Infine, in virtù della modesta crescita del PIL (0,7%) e delle incertezze politiche internazionali le aspettative degli operatori intervistati non sono ottimistiche. Soltanto un operatore su tre, per la precisione, si sbilancia vedendo rosea la prospettiva futura. Speriamo siano quelli con la vista più acuta…

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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