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Infezione letale assale autista alla guida del camion: soccorso dagli agenti, si attende responso medico

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Domenica sera in provincia di Cremona dal cielo scendeva una fitta pioggia che non aiutava chi va per strada. In molti però, oltre che con le difficoltà del meteo hanno dovuto confrontarsi con quelle generate da un camion che viaggiava in modo poco rettilineo lungo il tratto a quattro corsie della Paullese. Detto altrimenti, procedeva a zig-zag, così da seminare un certo timore negli altri autisti di mezzi leggeri e pesanti in viaggio in quel momento. Tant’è che molti, spaventanti, appena dopo le 22.30 hanno allertato la polizia stradale per far presente la cosa. E gli agenti hanno risposto con prontezza e professionalità, perché: a) sono giunti sul posto molto celermente; b) sono riusciti a far fermare il veicolo a dispetto delle avverse condizioni climatiche; c) hanno saputo gestire la situazione senza farsi ingannare dalle apparenze. In che senso? Semplice, l’autista che gli agenti si sono trovati di fronte, un 52enne di nazionalità ucraina, era visibilmente alterato. Quindi, la cosa più normale da fare era di pensare che avesse bevuto troppi alcolici o assunto una qualche sostanza stupefacente. E che quindi la cosa più naturale fosse quella di sottoporlo all’alcol test o a un esame tossicologico. Invece, gli agenti della stradale hanno subito allertato i sanitari e poi messo in sicurezza il camion. Tempo pochi minuti è arrivata un’autoambulanza che ha trasportato l’autista al pronto soccorso di Crema. Qui, in un primo momento, i medici hanno pensato a una forma di meningite e quindi di fatto hanno obbligato gli stessi agenti a trattenersi in ospedale, visto i possibili rischi di contagio. Poi, invece intorno alle 6 del mattino è arrivato il responso definitivo: l’uomo era affetto da sepsi, una malattia molto grave detta anche «setticemia». A causarla, in genere, è un’infezione che nelle forme più gravi, come quella riscontrata nell’autista ucraino, conduce tranquillamente alla morte

Solitamente si manifesta all’inizio con tachicardia, quindi tramite aumenta della frequenza respiratoria e poi con sbalzi repentini della temperatura corporea. Spesso, nei casi estremi, si abbina a stati confusionali, vomito e convulsioni. Curare questa malattia non è facile perché per reagire all’infezione il sistema immunitario rilascia sostanze chimiche in grado di provocare un’infiammazione diffusa sull’intero organismo, con annessi rischi di coaguli sanguigni ed emorragie. Ecco perché la cosa importante è fare presto, vale a dire agire prima che l’infiammazione si diffonda.

Ce l’hanno fatta i medici ad agire così tanto in fretta per tenere in vita l’autista? Per adesso non è possibile rispondere, perché loro stessi – i medici -si sono presi 48 ore per sciogliere la prognosi, viste anche le condizioni seriamente preoccupanti dell’uomo. E quindi fino a domani non si può fornire una fotografia stabile del quadro clinico. Una cosa però è certa: se oggi è ancora possibile coltivare una speranza di sopravvivenza è soltanto perché qualche uomo in divisa ha svolto il proprio lavoro in maniera pronta e impeccabile. E questa cosa, visto che purtroppo è sempre meno scontata, va sottolineata a chiare lettere.

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