È in vendita il 35% dell’Inteporto di Bologna. Per la precisione è il Comune della città a collocare sul mercato quella partecipazione che lo rendeva di fatto azionista di riferimento. Questa è la decisione che ieri ha approvato la Giunta e che adesso andrà confermata dal Consiglio.
Quali sono le ragioni di tale dismissione? Due essenzialmente.
Da una parte una ragione strategica: il Comune cioè considera l’Interporto un fattore di sviluppo per la città e a questo scopo si è attivato fin dagli anni Settanta. Oggi però ritiene che questa funzione sia superata e che la struttura di scambio intermodale possa tranquillamente proseguire per la sua strada.
La seconda ragione è finanziaria. L’interporto necessita di mettersi al passo con i tempi e quindi deve poter offrire un domani servizi connessi e aggiuntivi. A questo scopo servono finanze da reperire tramite una ricapitalizzazione della società. E il Comune – a maggior ragione di questi tempi – non è in grado di sostenere un’operazione di questo tipo. D’altro canto considera invece che il suo pacchetto azionario possa incontrare l’interesse del mercato, giudicandolo un buon investimento dal punto di vista immobiliare.
A quanto e in che modo verrà venduta la quota comunale? In pratica si opererà tramite un aumento del capitale gratuito (attingendo da un fondo di riserva formato da utili accantonati), che il cda proporrà all’assemblea dei soci il prossimo 28 febbraio. Ciò porterà le azioni di proprietà comunale dalle attuali 9.332 a 15.234, per un valore nominale complessivo di oltre 7,8 milioni di euro, ma il cui valore patrimoniale si colloca in un range tra i 19 e i 21 milioni di euro.
Il cda proporrà inoltre ai soci di autorizzare successivi aumenti di capitale a pagamento, da effettuarsi nel termine di tre anni, attraverso l’emissione di un massimo nominale di 14.999.721 euro (massimo 29.013 azioni ordinarie). I titoli saranno offerti in opzione ai soci o collocati presso terzi investitori per la parte inoptata, sulla base di procedure a evidenza pubblica.