“Noi compriamo mezzi elettrici per le consegne in città, ma poi dove li ricarichiamo?”. È con questo interrogativo che Bernardo Cammarata, presidente di Assoespressi, risponde alla nostra domanda sul futuro dell’ultimo miglio. E non solo, il numero uno dell’associazione che rappresenta le 90 aziende fornitrici in Italia per le consegne del colosso dell’eCommerce americano, sfata anche il mito della crescita dei lockers. “Le consegne negli armadietti per noi non arrivano ancora al 10% del totale. Dipende dalle zone: nel centro Milano, per esempio, dove ci sono ancora tanti portieri, consegniamo principalmente a casa. Nelle periferie c’è più richiesta di lockers”. Così, all’indomani dell’annuncio da parte di Amazon, dopo il coinvolgimento nell’inchiesta della Procura di Milano, di un cambiamento nel software per la gestione delle consegne nella filiera di Amazon, le aziende che danno lavoro a 14mila driver si trovano ad affrontare una logistica che cambia di continuo, alle prese con sfide tecnologiche e organizzative.

Dott. Cammarata come sta cambiando l’utilizzo del software per l’ottimizzazione delle consegne?
Quello che le posso dire è come è cambiato questo settore grazie alla tecnologia: anni fa per caricare un furgone con i pacchi da consegnare ci mettevano ore e fatica, oggi il sistema operativo è completamente diverso. Un algoritmo centrale smista i colli per zona di distribuzione, vengono messi in sacche di plastica molto grandi, quando la sacca è piena viene messa in una gabbia con le ruote. Al mattino, quando arriva il driver che deve uscire per la distribuzione, gli viene data una gabbia con dentro le sue sacche, lui prende 10-11 sacche, le carica sul furgone e parte: in tutto ci impiega 10 minuti. Inoltre, le sacche sono distinte per CAP, nella stessa sacca trova i pacchi della zona e non c’è bisogno di ricerche nel furgone durante la distribuzione. La vita di chi deve consegnare un collo in ogni portone per la filiera Amazon diventa più facile…
I lockers stanno aiutando ad ottimizzare le consegne?
Dipende molto dalle zone. Per esempio, al centro di Milano, dove ci sono ancora molti portieri, l’utente finale chiede la consegna a casa. Nelle zone periferiche invece ci sono molti più lockers. Diciamo che questa modalità sta crescendo, ma non come ci possiamo aspettare. Se arriviamo al 10% delle consegne al lockers è già tanto, il resto va tutto nelle case perché molto spesso il pacco è molto atteso e le persone si fanno trovare in casa per riceverlo.
La consegna portone per portone ha bisogno di un’organizzazione capillare nei centri urbani. A che punto siamo con le piazzole di sosta?
Preferirei non affrontare l’argomento. E lo dico anche per le consegne nei negozi: come si fa a volere negozi in centro e non permettere di rifornirli?
I comuni spesso chiedono anche standard ecologici per i mezzi…
Certo, noi stiamo abbandonando i motori endotermici per passare all’elettrico, ma anche qui ci sono grossi limiti. Inoltre, stiamo provando mezzi che possono essere utilizzati in contesti in cui il furgone non può entrare come le cargo-bike, per esempio. Anche perché mi rendo conto che non parliamo di piccoli numeri: i mezzi di distribuzione nelle città sono aumentati del 30-40% negli ultimi dieci anni. Quindi è vero che bisogna spingere sui lockers, sui magazzini di prossimità o una soluzione che viene utilizzata molto di più negli Stati Uniti che dà la possibilità all’utente di entrare in un luogo con una carta magnetica, farsi riconoscere, prendere il proprio pacco e portarlo a casa. va a casa. In Italia questa soluzione è stata sperimentata a Bergamo e vedremo se riusciremo a farla anche in altre città. Ci permette di diminuire il numero di mezzi che vanno in consegna pur con lo stesso numero di colli.
Tornando ai veicoli, quindi cargo-bike e furgoni elettrici?
Sì, ma è chiaro che le cargo-bike sono utilizzabili su porzioni limitate di territorio. Per il resto non rimane che il fugone con i limiti che conosciamo.
Ovvero?
Abbiamo tutti i governi del mondo che dicono che dobbiamo passare all’elettrico, che dobbiamo buttare via le macchine diesel. Ma guarda se qualcuno si preoccupa di creare le infrastrutture necessarie per ricaricare gli elettrici! Secondo Lei è normale che un’azienda debba organizzarsi da sola per creare parcheggi con le colonnine?
(No, secondo me, no).


