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La denuncia di Confetra e Trasportounito: «Il trasporto è sotto stress, fermo un camion su quattro»

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Trasporto e logistica stanno soffrendo e sono sull’orlo di una crisi di nervi. Segnali in tal senso provengono da più parti, anche molto diverse tra loro. «Non vogliamo passare per allarmisti, né siamo interessati a rivendicare il ruolo dei profeti di sventura – ha dichiarato il presidente di Confetra, Guido Nicolini, convocato proprio ieri sera dalla ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli – ma sono settimane che ripetiamo a Palazzo Chigi, inascoltati, che serve un disciplinare chiaro a tutela dei lavoratori del nostro settore». Parliamo in sostanza di «100 mila imprese per circa un milione e mezzo di lavoratori: autotrasportatori, macchinisti, driver, corrieri, portuali, handler, magazzinieri. Lavoratori che, per mestiere, spostano cose, trasferiscono merce, viaggiano. Spesso si lavora in squadre, come i portuali, o si entra e si esce da fabbriche, impianti, negozi, case per ritirare o consegnare merci». Secondo Nicolini, è intuitivo che, «in un contesto di divieti e limitazioni draconiane alla mobilità, il nostro sia il settore più colpito e a rischio cortocircuito. E, infatti, sta avvenendo, in tutta Italia e in tutti i segmenti, con scioperi, blocchi, messe in malattia e disservizi vari che riguardano porti, consegne, magazzini, autotrasporto, cargo ferroviario. Il rischio è che il tanto temuto lock down totale possa avverarsi de facto». 

Il messaggio di speranza del presidente di Confetra è giusticato dalla garanzia, fornita dalla ministra, di affrontare e risolvere il tema nelle prossime ore, anche se Nicolini ha ribadito a proposito anche la necessità di considerare la filiera della logistica e del trasporto, all’interno dell’imminente DPCM economico, tra quelle più colpite

Se Nicolini parla di rischio di cortocircuito e lo argomenta con gli scioperi, i blocchi e i disservizi registrati in tutto il settore, Maurizio Longo, segretario di Trasportounito, prefigura invece una sorta di un probabile «fermo tecnico del settore, che bloccherebbe l’intera catena logistica e distributiva del Paese, non certo per colpa o responsabilità dell’autotrasporto». Anche in questo caso gli argomenti a sostegno di tale previsione guardano al rallentamento del settore, già attualmente constatabile, visto che «il 25%, ovvero un camion su quattro, della flotta italiana di mezzi pesanti è ferma nei piazzali». Come si giunge a tale percentuale? In pratica in conseguenza del fatto che molti conducenti si rifiutano di eseguire i servizi per timore dei contagi o per scarsa disponibilità dei necessari servizi di base, porti e centri di carico/scarico sono inaccessibili e con attese di ore, alcuni confini (come Austria e Slovenia) sono ormai un incubo, l’impossibilità di scaricare i camion a causa di scioperi improvvisi o per mancanza di protezioni. 
Riusciranno le Linee Guida che il ministero ha promesso di pubblicare entro la giornata di oggi a risolvere almeno in parte queste criticità? 

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