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La vostra opinione su: FERMO SELETTIVO PER IL RISPETTO DEI COSTI MINIMI

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Cos’è il fermo dell’autotrasporto? Risposta semplice: un’interruzione dei servizi relativi al trasferimento delle merci. Lo si attua in maniera generalizzata, spegnendo il camion e rispetto a tutti i clienti. Finora almeno era così. Adesso dalla fantasia napoletana viene fuori un’altra tipologia di fermo, chiamato «selettivo». All’origine della protesta c’è la pretesa delle imprese di autotrasporto che lavorano nel porto di Napoli di far rispettare alla committenza i costi minimi di sicurezza. A questo scopo hanno organizzato un incontro per cercare di trovare un accordo. Ma la committenza, di tutta risposta, ha disertato l’incontro, infischiandosene delle richieste dei trasportatori. A quel punto, per iniziative del Coordinamento Fai Napoli Salerno Roma Caserta, è partita la singolare protesta: interrompere il servizio di autotrasporto – vale a dire attuare un fermo – ma soltanto rispetto ai committenti che non rispettano la legge sui costi minimi di sicurezza.
Un fermo per la legalità, verrebbe da dire. Perché in pratica ci si rifiuta di intrattenere relazioni professionali con imprese illegali. Perché tali sono quelle che pretendono di pagare il trasporto delle proprie merci al di sotto di quella soglia di sicurezza che una normativa statale ha giudicato insopprimibile.
Il fermo selettivo, partito da Napoli, si è poi esteso a Salerno e probabilmente toccherà anche altri contesti. Peraltro, circolano voci che in realtà molte aziende committenti, di fronte a tale presa di posizione degli autotrasportatori, si siano convinte a pagare, ma siano state bloccate –denuncia lo stesso presidente Paolo Uggè dal sito di Conftrasporto – «da un intervento della realtà associativa alla quale fanno riferimento».
Riflettiamo. Il fermo selettivo napoletano riguarda un contesto particolare e interessa tutte le aziende che lavorano sul terminal container dello scalo partenopeo. Ma cosa accadrebbe se lo stesso atteggiamento lo assumessero tutti, a qualunque latitudine e rispetto a ogni comparto merceologico? Cosa succerebbe cioè se qualunque azienda di autotrasporto lanciasse una battaglia di legalità rifiutando di caricare e movimentare le merci di chi viola le leggi dello Stato e anzi lo denunciasse agli organi competenti?
Vi sembra una cosa impraticabile? Sicuramente su buona parte delle imprese industriali e commerciali sortirebbe effetti positivi. La prospettiva cioè di rimanere tagliati fuori dalla distribuzione potrebbe convincerle a fare un passo avanti e a prendere in considerazione i costi minimi di sicurezza.
Non vi sembra un ragionamento corretto? Pensate che ci sarebbero sempre i soliti crumiri spaventati dal fatto che «tanto la committenza qualcuno che le trasporta le merci lo trova»?
Parliamone.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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