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L’Artico diventa una rotta per l’Asia: nel 2012 superato il milione di ton di traffici

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Secondo il premier russo Vladimir Putin nel 2012 il volume dei trasporti sulla rotta artica poteva essere di 700 mila tonnellate. Si sbagliava. In realtà, i dati di Rosatomflot, la compagnia statale che si occupa di scortare le navi commerciali con le sue rompighiaccio, lo scorso anno ha visto transitare lungo il passaggio a Nord-Est 1.022.577 tonnellate. Si tratta per lo più di gas, petrolio, minerali di ferro, ma anche alimentari, come pesce congelato.
Ma questo balzo in avanti di oltre 200 mila tonnellate rispetto al 2011 è tutt’altro che una casualità. La Russia, infatti, ha fiutato il grosso affare che potrebbe scaturire dallo scongelamento dei ghiacci nella regione artica. E a quello derivante dall’estrazione dei preziosi minerali custoditi dal suo sottosuolo, si aggiunge un vantaggio in termini di trasporto molto interessante: un taglio fino a 4 mila chilometri rispetto a quelli che si è costretti a percorrere facendo il «giro da Suez», che equivalgono a un risparmio, in termini temporali, di quasi il 40%. Così tanto interessante che il ministero dell’Industria e del Commercio della Federazione Russa ha messo sul tavolo la bellezza di 32 miliardi di euro per realizzare nella regione artica impianti off-shore e per dotarsi di nuove unità rompighiaccio. Per la precisione l’obiettivo è di avere a disposizione già nel 2020 nuove unità rompighiaccio, di cui una a propulsione nucleare, e di poter raggiungere i 40 milioni di tonnellate di traffico, per poi salire a 70 milioni andando al 2030. Se così fosse è stato stimato che sulla rotta artica arriverà a viaggiare il 10% delle rotte commerciali per l’Asia. Ma a quel punto il problema sarà di preservare l’ecosistema artico.
La Commissione europea ci sta iniziando a lavorare, partendo per lo meno dal controllo delle emissioni. Ma al momento attuale non esistono normative precise. Anche perché la questione investe problematiche di ordine diplomatico: il mare Artico, infatti, viene considerato dalla Russia alla stregua di un mare domestico. E quindi spetta innanzi tutto a Mosca la sua difesa.
Chiaro il concetto, no?

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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