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Legge di stabilità: ecco come le associazioni artigiane intendono modificare il pacchetto Lupi

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Il futuro prossimo dell’autotrasporto italiano passa da due articoli inseriti nella Legge di Stabilità in approvazione in Parlamento. Il primo dei due articoli è assorbito dalla parte economica, vale a dire lo stanziamento di 250 milioni a favore del settore. Il secondo, di contenuto normativo, sarà invece dedicato al superamento del sistema dei costi minimi, attraverso una riscrittura dell’art. 83 bis e di altre parti della normativa di settore, seguendo la falsa riga (e integrato da considerazioni delle associazioni di categoria) del pacchetto di proposte presentato lo scorso 6 novembre dal ministro dei Trasporti Maurizio Lupi.

Quali sono allo stato attuale i nodi da sciogliere? Rispetto alla parte economica l’ammontare dello stanziamento sembra accontentare tutte le associazioni – vista anche la promessa di passare all’indomani dell’approvazione della legge di stabilità all’immediata ripartizione – al pari della promessa ottenuto dal ministro rispetto alla riduzione del 15% dei rimborsi sulle accise, che potrebbe essere evitata cancellando il rimborso stesso per i veicoli più inquinanti. Vale a dire gli euro 0 e Euro 1, anche se rispetto a quest’ultima categoria CNA-Fita ha sollevato qualche perplessità. 

Il nodo maggiore, invece, è costituito dalla possibile cancellazione del rimborso delle spese non documentate, anche perché sgradito a Bruxelles e criticato dalla Corte dei Conti. Ma dopo una serie di incontri informali – stando a quanto riferisce il presidente di Confartigianato Trasporti, Amedeo Genedani – il ministro Lupi avrebbe già annunciato la conferma dei rimborsi della discordia, mettendo a punto una soluzione al momento ancora non chiarita. Sarà veramente così? E’ presto per dirlo, ma è certo che per scongiurare possibili imboscate dell’ultima ora lo stesso Genedani mette le mani avanti per sottolineare che «se le garanzie di fruibilità delle spese non documentate dovesse mancare l’Associazione proporrà l’immediata proclamazione del fermo dei servizi».

La parte normativa, invece, che dovrà passare tra le forche caudine dell’approvazione parlamentare, è nel frattempo sottoposto a un’opera di bilanciamento da parte del ministro Lupi, cercando di tener conto di tutte le proposte di modifica giunte da parte delle associazioni. Un lavoro certosino, fatto di pesi e contrappesi (check and balance, come dicono gli americani) per far contenti tutti senza scontentare qualcuno. Vediamo per esempio le proposte avanzate dalle associazioni artigiani, CNA-Fita e Confartigianato Trasporti.

Per quanto riguarda CNA-Fita le proposte sono di:

– rendere obbligatoria la forma scritta per il contratto di trasporto;

– ricondurre la figura del committente nel contesto dell’obbligazione in solido e applicare di conseguenza l’impianto sanzionatorio previsto dal comma 4-ter dell’art. 83 bis; nel caso di affidamento del servizio di sola vezione, individuare un diverso impianto sanzionatorio in grado di scoraggiare il committente a non adempiere alle verifiche di cui al comma 4-bis;
– riconoscimento dell’adeguamento dei costi di pedaggi e carburante sia nel caso di contratto scritti sia nel caso di contratti non scritti;
– confermare la definizione da parte del ministero dei costi di esercizio di riferimento, giudicata un elemento qualificante della proposta del governo;
– ampliare il contenuto del comma 13 dell’articolo 83 bis, aggiungendo la seguente previsione: «In aggiunta agli oneri richiamati (corresponsione degli interessi moratori e sanzioni di cui al comma 14 se il mancato pagamento supera 90 giorni), si stabilisce che, sino a quando la fattura non viene pagata al trasportatore, essa non può essere messa in detrazione IVA e contabile dal committente;
– rendere irretroattiva l’abrogazione/soppressione dei costi minimi per chi li ha già ricevuti in applicazione di una legge in vigore;
– evitare di sopprimere il disposto che impone, per l’accesso al mercato (oltre a quello dell’accesso alla professione), il rispetto della normativa di cui all’articolo 2, comma 227 della Legge 244/2007 così come aggiornato dalla legge 4 Aprile 2012, n. 35. 

Vediamo invece le proposte di Confartigianato Trasporti:
– ancorare i prezzi e le condizioni del trasporto, seppure rimesse all’autonomia negoziale delle parti, al rispetto dei principi di adeguatezza in materia di sicurezza stradale e sociale;
– affidare all’Albo il compito di garantire ai terzi la completa regolarità, pubblica e trasparente delle imprese iscritte;
– rendere indeducibili le fatture pagate a ogni fine fiscale oltre i 30 giorni;
– affidare al ministero dei Trasporti il compito di pubblicare e aggiornare i costi di esercizio dell’impresa di autotrasporto;
conservare l’azione diretta con la “corresponsabilità degli attori della filiera”;
cassare le modifiche al Codice Civile per ciò che riguarda le definizioni di “contratto di trasporto”, “vettore” e “committente”;
– riaffermare che il rapporto tra l’impresa associata e il consorzio/cooperativa non ha natura di contratto di trasporto;
confermare l’attuale sistema di accesso al mercato.

Come si vede alcuni punti sono comuni, altri integrabili, altri ancora un po’ più distanti. Riuscirà Lupi a farli convivere anche con quelli proposti dalla committenza?

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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