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Accise, la legge di bilancio cancella la compensazione dei crediti. «Effetti dirompenti per l’autotrasporto»

Anita e Fai insorgono contro la misura che introduce il divieto di compensazione dei crediti d’imposta con versamenti dovuti ai fini contributivi e previdenziali per ogni tipologia di azienda. Nel caso dell’autotrasporto, si tratterebbe di un grande cambiamento nella gestione dei crediti prodotti dal rimborso delle accise. Misura insostenibile secondo Paolo Uggè che minaccia: “Se non si interviene, sarà inevitabile la reazione di protesta degli operatori.” Anche Morelli chiede un pronto intervento per “scongiurare questo pericolo”

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Effetti dirompenti per l’autotrasporto dalla modifica inserita nella legge di bilancio (articolo 26 comma 1) che vieta l’uso dei crediti d’imposta per compensare i versamenti dovuti ai fini contributivi e previdenziali. Una novità, valida per ogni tipologia di settore merceologico, che cade come un macigno sul meccanismo per i rimborsi riconosciuti all’autotrasporto sulle accise del carburante: qui i crediti spesso vengono usati per pagare altri tributi. Se la norma passasse invece annullerebbe l’effetto benefico sulla liquidità degli operatori che si ritroverebbero ad attendere i tempi (spesso molto lunghi) dei rimborsi, e dover pagare con altri fondi gli oneri previdenziali e altri tributi. 

Anita e Fai lanciano quindi un appello al Governo e al Parlamento per chiedere di intervenire e ripensare con urgenza la misura.  

“Per il settore dell’autotrasporto merci gli effetti della norma sarebbero dirompenti – ammette Riccardo Morelli, Presidente di Anita – mettendo a rischio gli equilibri economici delle imprese. Una misura fondamentale come quella del rimborso accise sarebbe compromessa, non consentendo più alle aziende di poter compensare i crediti con la contribuzione fiscale contribuzione fiscale obbligatoria INPS e INAIL. Chiedo dunque di intervenire con urgenza per scongiurare questo pericolo, abrogando la disposizione contenuta nel disegno di Legge di Bilancio 2026”. 

La Fai Conftrasporto arriva a ipotizzare un’azione di protesta se l’appello non verrà ascoltato. 

“Questa misura non è sostenibile – dichiara il presidente di FAI Conftrasporto Paolo Uggè – e rischia di mettere in ginocchio l’intero autotrasporto italiano. Se non si interviene, sarà inevitabile la reazione di protesta degli operatori.” Uggè rivolge quindi un appello al Governo: “Speriamo che il Ministro intervenga immediatamente per correggere una norma che avrebbe effetti devastanti su migliaia di imprese e sull’intera catena logistica nazionale.”

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