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Assurdità del decreto Flussi: consente di chiamare autisti non-Ue, ma pretende che abbiano già la CQC Ue

È una replica che ha veramente del paradossale: il decreto Flussi, come già lo scorso anno, assegna all’autotrasporto una quota di oltre 30 mila ingressi da suddividere con altri settori per colmare la carenza di conducenti. E le domande per i nulla osta si possono presentare fino al 22 marzo. Ma per poter venire a fare gli autisti i lavoratori immigrati da chiamare dovrebbero già avere una CQC. Documento, però, che si prende soltanto in Europa. E quindi in realtà non consente di chiamare nessuno…

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Il decreto Flussi si conferma essere un bluff. L’atto normativo con cui ogni anno vengono quantificato il numero massimo di cittadini stranieri provenienti dal Paesi extra Ue che ogni anno possono fare ingresso in Italia per lavorare in settori individuati (quelli a maggior carenza di personale), anche quest’anno, come quello scorso, ha riservato una quota all’autotrasporto, ma ha commesso lo stesso errore di richiedere come tassativa agli autisti in arrivo da paesi extra europei, la Carta di Qualificazione Conducente richiesta in Europa. E che quindi non si capisce in che modo potrebbero già averla acquisita. Una autentica contraddizione che evidentemente non si riesce a risolvere. Ma procediamo con ordine.

La pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale

Sulla Gazzetta Ufficiale n. 21 del 26 gennaio 2023 è stato pubblicato il DPCM 29 dicembre 2022 relativo ai flussi d’ingresso dei lavoratori non comunitari nel territorio dello Stato per l’anno 2022, di cui peraltro vi avevamo informato a fine anno
Anche per il 2022 viene confermata una quota di ingressi di 30.105 lavoratori non comunitari da impiegare, con contratto di lavoro subordinato non stagionale, nel settore dell’autotrasporto merci per conto terzi, unitamente al settore dell’edilizia, del turistico-alberghiero, della meccanica, delle telecomunicazioni, dell’alimentare e della cantieristica navale. E fin qui tutto bene.
Poi, per dare attuazione a tale disposizione è stata pubblicata il 30 gennaio 2023 una successiva circolare interministeriale, la n. 648, per informare che l’applicativo per la precompilazione delle domande è già disponibile a questo indirizzo fino al 22 marzo 2023 con orario 08:00 – 20:00 tutti i giorni della settimana, sabato e domenica compresi. Sempre allo stesso indirizzo, le richieste di nulla osta potranno essere presentate a partire dalle 9.00 del 27 marzo 2023 e fino ad esaurimento delle quote stabilite dal DPCM del 29 dicembre 2022, e comunque non oltre il 31 dicembre 2023.

Primo requisito richiesto: una patente convertibile

Questi lavoratori extra comunitari per poter lavorare devono essere titolari di due documenti. Innanzi tutto di una patente professionale equivalente alle patenti di categoria CE e provenire da Paesi con cui esiste un accordo che rende convertibile la patente. Vale a dire, al momento attuale, Albania, Algeria, Marocco, Moldova, Repubblica di Macedonia del Nord, Tunisia, Ucraina. Ma l’elenco potrebbe essere ovviamente aggiornato.

Secondo requisito richiesto: un’impossibile CQC

Il vero problema riguarda il secondo documento, che ovviamente è la Carta di qualificazione del conducente (CQC). Perché soltanto di fronte alla dimostrazione del possesso da parte del conducente di tale requisito – si legge nella circolare – viene apposto dall’ITL sull’attestato del conducente il “codice unionale 95”. L’unica cosa che si puntualizza nella circolare è che se l’autista da impiegare non ha una patente comunitaria, ha un anno di tempo – che parte dall’acquisizione della residenza – per poter convertire la propria, ma a quel punto il suo contratto potrà essere soltanto a tempo determinato. E nel corso di quest’anno potrà condurre veicoli immatricolati sul territorio italiano, a nome di impresa che effettua trasporti in conto terzi e che ovviamente dovrà – necessariamente – essere iscritta all’Albo degli autotrasportatori e anche al Registro Elettronico Nazionale (REN), oltre che disporre di licenza comunitaria se è attiva nel trasporto internazionale. 

Se invece dispone già di patente comunitaria e di CQC allora la durata del contratto di lavoro potrà essere anche a tempo indeterminato. 

Ma dove avrebbe dovuto prendere la CQC?

Allora la domanda è: ma un autista che viene da fuori dall’Europa, dove avrebbe dovuto acquisire la CQC? L’unica possibilità sarebbe quella di averla ottenuta in un altro paese europeo, ma questa condizione già di per sé lo taglierebbe fuori dall’ambito di applicazione del decreto Flussi, in quanto non arriverebbe da un paese europeo.

La situazione resta quindi tale e quale a quella creatasi lo scorso anno, in quanto l’autista non-UE dovrebbe entrare in Italia disponendo già di una CQC unionale e questo può avvenire soltanto nel caso in cui negli anni passati abbia acquisita la CQC in un altro Stato membro e che la stessa sia ancora in corso di validità. In ogni caso, l’ingresso di tali autisti per acquisire in Italia la CQC non è consentito dalle vigenti norme ed ecco perché sarebbe opportuna una modifica normativa.

Anita l’aveva detto…

La questione era stata già posta da Anita lo scorso novembre, quando il presidente Thomas Baumgartner aveva sottolineato come, il richiedere a un autista proveniente da un Paese non-UE il possesso della CQC già nel momento in cui entra in Italia, fosse veramente assurdo. Per risolvere quello che il presidente di Anita definiva un «corto circuito normativo» si proponeva di riconoscere all’autista estero «un congruo periodo entro il quale, una volta entrato nel nostro Paese, possa lavorare e nel frattempo acquisire la CQC».

Se qualcuno avesse orecchie per intendere…

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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