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C’è crisi di governo, il fermo dell’autotrasporto può attendere

Trasportounito annuncia la decisione di sospendere il fermo dell’autotrasporto, previsto dal prossimo 18 luglio, vista anche l’assenza di interlocutori istituzionali. La presidente di Assotir, Anna Vita Manigrasso, liquida il tutto come il tentativo di «acquisire visibilità» da parte di alcune associazioni

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Poche righe e il fermo scompare, così come era nato. D’altra il 14 luglio l’Italia ha dovuto assistere alle dimissioni del presidente del Consiglio, Mario Draghi, respinte però dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha rinviato il governo alla Camera il prossimo mercoledì 20 luglio per verificare un’eventuale fiducia.

Davanti a questo scenario, proprio mentre le associazioni di categoria vengono ricevute dalla viceministra Teresa Bellanova per individuare le modalità per distribuire i 500 milioni con cui minimizzare i sovraccosti dovuti all’acquisto del gasolio nei primi tre mesi del 2022 (modalità da recepire in decreto direttoriale dato imminente), Trasportounito – che all’incontro non è presente – comunica di aver stabilito di «sospendere la decisione assunta in questi giorni e di rinviare quindi il fermo nazionale nei servizi di trasporto su gomma».

Non si parla quindi di revoca, ma di una sospensione dettata dalle circostanze. L’autotrasporto – sottolinea il Presidente nazionale di Trasportounito, Franco Pensiero – «non può tuttavia esimersi dall’evidenziare come ciò che sta accadendo ai vertici di Governo di questo Paese sia destinato a innalzare ulteriormente il livello di preoccupazione e la disistima nei confronti dei titolari del dicastero della mobilità». Inoltre, dopo aver sottolineato come il fermo sia stato sospeso «per l’assenza di interlocutori istituzionali», il presidente di Trasportounito ribadisce che «il rinvio non cancella la rabbia degli imprenditori dell’autotrasporto soffocati fra l’impennata dei costi di produzione dei servizi non riconosciuti dalla committenza, le inapplicabili norme finte del settore, norme comunitarie ingiustificabili, la carenza di personale e l’assenza totale di una visione di prospettiva economica e sistemica sia settoriale che complessiva del sistema trasporti del Paese».

A puntare il dito contro l’iniziativa di Trasportounito è stata la riconfernata presidente nazionale di Assotir, Anna Vita Manigrasso, secondo la quale «ci sono due modi diversi di tradire il mandato di rappresentanza di questa categoria. Il primo, più frequente, è quello di subordinare la difesa delle imprese di autotrasporto a presunti e mai dimostrati interessi generali (il Paese, l’economia, la fase politica, ecc). Il secondo è quello di strumentalizzare lo stato di enorme disagio in cui si trova il nostro settore, per ragioni a tutti evidenti (caro-gasolio, tariffe inadeguate, inefficienze puntualmente scaricate sui trasportatori, disparità di trattamento, ecc), con l’obiettivo di acquisire visibilità; una trappola frequente quando non c’è sostanza. La minaccia di un fermo nazionale per il 18 luglio appare come un’iniziativa appartenente a quest’ultima categoria».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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