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Confetra: «La logistica conti di più in Europa»

La Confederazione dei trasporti e della logistica lancia il Manifesto 2024 che indica il nuovo corso che la politica dovrà prendere in Europa con il Parlamento che uscirà dalle elezioni di giugno. Tra i dossier principali, il trasporto combinato, la crisi dei valichi e il ritorno della centralità del Mediterraneo per contrastare quella che il presidente Carlo De Ruvo chiama la «fragilità logistica»

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Valorizzazione del trasporto combinato con un dossier che incentivi l’inversione di rotta dal «tutto strada»; attenzione verso l’intero sistema imprenditoriale alla barriera dei valichi alpini (lasciapassare della competitività dell’Italia, con un interscambio complessivo pari al 30% del made in Italy per un importo pari a 1.300 miliardi di euro all’anno); ritorno della centralità del Mediterraneo che, con le crisi internazionali e in particolare con i problemi nello Stretto di Suez, rischia di essere marginalizzato a favore dei porti nord Europei.

Sono queste alcune delle questioni che Confetra ha messo sul tavolo in vista delle prossime elezioni europee, raccogliendole in un manifesto che verrà inviato ai candidati di tutti i partiti italiani e che sarà la base di un nuovo Libro bianco europeo sui Trasporti e la Logistica. «Abbiamo bisogno di rimettere la logistica al centro delle scelte europee», ha esordito Carlo De Ruvo, presidente della Confederazione che raggruppa una ventina di federazioni, più un centinaio di associazioni territoriali e che abbraccia il mondo dei trasporti e della logistica.

Secondo De Ruvo, infatti, in questa legislatura sono state fatte scelte sbagliate su diversi dossier importanti che riguardano il settore, a partire dalla (poca) trasparenza che ha caratterizzato la scelta dei dati e il rapporto con le rappresentanze. Confetra chiede infatti un sistema trasparente di accesso alle informazioni del settore «per decisioni ponderate su dati autorevoli» e un albo che «certifichi l’indipendenza» per mettere un freno a scelte slegate da logiche di mercato e industriali. Tra cui, per esempio, quelle fatte sul fronte della decarbonizzazione e in particolare per l’elettrico che mette in crisi il trasporto pesante su lunghe percorrenze. Oppure l’acceleratore spinto sul trasporto ferroviario delle merci senza badare ai limiti infrastrutturali che pesano (come un macigno) sullo sviluppo della modalità che comunque andrebbe sostenuta con incentivi ad hoc, come è avvenuto in Svizzera. «In questi anni – ha ribadito De Ruvo – è mancata una visione di integrazione delle modalità di trasporto e a volte non c’è stato realismo nelle scelte».

Il nuovo corso dovrebbe ricominciare da alcuni dossier già in essere, nati però con alcuni limiti. Tra questi, quello sul trasporto combinato, che ha bisogno di indicare chiaramente incentivi per legare insieme le diverse modalità. La riforma doganale, che dovrà tenere adeguatamente in considerazione le catene di approvvigionamento, le competenze e le dotazioni tecnologiche di ciascun stato. Altro tema caldo è la sostenibilità che Confetra chiede di affrontare applicando il principio della «neutralità tecnologica» utilizzando le tecnologie disponibili con tempi e obiettivi realistici. Sulla modalità stradale – si legge nel Manifesto – pesa anche il nodo infrastrutturale. Il trasporto su gomma è congestionato, mentre quello su ferro non decolla perché bloccato da colli di bottiglia, cantieri e infrastrutture inadeguate.

Tre le priorità che la Confederazione indica come prioritarie per chi andrà dall’Italia in Europa, in cima alla lista ci sono i valichi. «Pensiamo addirittura di accusare la Commissione europea – ha detto De Ruvo – di inadempienza per non aver consentito la libera circolazione delle merci». Il sistema dei valichi, da tempo claudicante, pesa sull’intero sistema economico italiano. Al secondo posto, spicca la classe dirigente: l’auspicio è che i politici che andranno in Europa facciano gli interessi dell’Italia considerando anche il sistema logistico. Al terzo posto: la centralità del Mediterraneo che, con la crisi di Suez, rischia di essere marginalizzato. «I noli per Rotterdam – spiega De Ruvo – costano meno di quelli per Genova. Molte catene logistiche si stanno rimodellando. Noi chiediamo di minimizzare questo rischio, mettendo in campo soluzioni diplomatiche a livello europeo».

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