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Il paradosso del decreto Flussi: apre all’ingresso di immigrati ma pretende da loro la CQC europea

La carta di qualificazione conducente si può acquisire solo in un paese dell’Unione, ma per assumere un autista in Italia è necessario che abbia la CQC. Di conseguenza - denuncia Anita - il decreto Flussi che ritaglia una quota degli ingressi regolari in Italia a immigrati disposti a venire a fare gli autisti, non serve a nulla. Da qui l'invito al governo del presidente Thomas Baumgartner a rimuovere questo corto circuito normativo per rendere applicabile una normativa giudicata come «una boccata di ossigeno» per il settore

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La carenza di autisti in Italia è un problema concreto. E qualche associazione di categoria, come la confindustriale Anita, ritiene che con l’ingresso di immigrati disponibili a svolgere questo mestiere il problema si potrebbe minimizzare. Ecco perché la stessa associazione plaude al governo italiano che, oggi come lo scorso anno, ha ritagliato all’interno del decreto Flussi una quota di ingressi regolari a lavoratori extra-Ue interessati a diventare autisti professionali per il trasporto di merci su strada, definendola una «boccata d’ossigeno» per gli operatori del settore. Il problema che però la stessa associazione, per bocca del presidente Thomas Baumgartner, denuncia al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini e al ministro del  Lavoro Marina Elvira Calderone, riguarda il fatto che questa norma, così come è stata scritta lo scorso anno, non serve assolutamente a nulla. La questione, cioè, non riguarda tanto il numero degli ingressi, giudicato tutto sommato congruo, quanto il fatto che, almeno lo scorso anno, nessun conducente è potuto entrare nel nostro Paese poiché privo dei titoli abilitativi – più in particolare della Carta di qualificazione del conducente – richiesta dalle normative europee.
In pratica il presidente denuncia che «l’autista proveniente da un Paese non-UE dovrebbe essere in possesso di CQC già nel momento in cui entra in Italia per svolgere tale professione», ma questa cosa è veramente assurda e paradossale. «Da un lato infatti – spiega Baumgartner  – non è possibile acquisire la qualificazione europea in uno Stato non appartenente alla UE e, dall’altro lato, non è consentito di assumere un conducente se non già in possesso della CQC europea». Insomma, secondo il presidente di Anita siamo di fronte a un «corto circuito normativo che deve essere affrontato e risolto nei tempi più rapidi possibili, riconoscendo all’autista estero un congruo periodo entro il quale, una volta entrato nel nostro Paese, possa lavorare e nel frattempo acquisire la CQC».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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