Sono anni che sentiamo ripetere che le aziende iscritte all’Albo dell’autotrasporto sono una fotografia poco a fuoco, perché include anche realtà che hanno interrotto l’attività, che magari non versano le quote di iscrizione da anni, che non dispongono di tutti i requisiti per poter essere iscritti o che non versano regolarmente i contributi. Bisognava effettuare una pulizia, resa però complicata da tanti fattori, non ultimi quelli relativi alla sovrapposizione tra realtà provinciali e centrali.
L’obiettivo di condurre un’opera di regolarizzazione, però, c’era. Semplicemente per poterlo raggiungere serviva tempo nonché il supporto di realtà esterne, come RAM (società in house del ministero) e Deloitte. Adesso sembra che questo tempo sia effettivamente maturo. Perché, nella riunione della Commissione permanente sulla regolarità dello scorso 6 settembre, è emersa innanzi tutto la mole del lavoro effettuato: la verifica di regolarità, infatti, ha interessato la bellezza di 43.189 aziende e in 31.365 casi è stata anche portata a termine e di conseguenza è stato comunicato ai competenti uffici della Motorizzazione l’avvio del conseguente procedimento.
In che posizione si trovano queste aziende?
La risposta è articolata. Ce ne sono infatti 12.708 di fatto cancellate, fallite o in stato di liquidazione. Un gruppo ancora più nutrito, pari a 13.046 imprese, è rimasto silente, nel senso che non ha risposto all’avviso di avvio del procedimento di verifica. 866 non sono riuscite a rimuovere le irregolarità emerse nei loro confronti, contrariamente a ben 4.745 aziende che invece hanno riconquistato piena regolarità, fornendo elementi utili a tale scopo.
Tutto questo ovviamente finirà per avere risvolti statistici importanti sul settore. Nel senso che al termine di quest’opera di pulizia il numero delle imprese iscritte, così tante volte giudicato eccessivo e indicato come un’anomalia del nostro paese, risulterà giocoforza ridimensionato.
